Gli avvistamenti, in questo periodo, si registrano nell’area della Bassa Padovana. Tale animale si nutre principalmente di parti vegetali, tra le quali preferisce le radici, i tuberi e i rizomi: «Si muovono – continua Cappellari – in maniera subdola. Solitamente costruiscono delle tane vicino alle arginature, le quali, inevitabilmente, cedono in caso di transito dei trattori e dei mezzi agricoli in generale.
Alla perdita dei raccolti si aggiunge, dunque, un pericolo per l’agricoltore stesso e per l’intero equilibrio idrogeologico. Scavano delle buche, che arrivano ad una profondità di 5 metri e mezzo: ragion per cui sotto la superficie dei terreni si crea il vuoto. Le tane non si vedono, transitandovi sopra i trattori si possono addirittura ribaltare». Questa specie, inoltre, ha un potenziale riproduttivo molto elevato: la femmina può venire fecondata durante tutto l’anno e perfino poche ore dopo il parto. I piccoli partoriti sono, in genere, 5 o 6. Sottolinea Fabio Miotti, consigliere provinciale con delega all’agricoltura: «Da anni la Provincia ha deciso di intensificare il contenimento del miocastoride con apposite trappole.
Gli interventi vengono effettuati dagli agenti della polizia provinciale o da personale (coadiutori) munito di licenza di caccia adeguatamente formato, previa autorizzazione rilasciata dalla stessa polizia provinciale. Sono previsti pure interventi localizzati di abbattimento mediante l’utilizzo di armi da fuoco, che si ritiene siano particolarmente efficaci durante la stagione autunno-invernale, quando la specie tende a concentrarsi maggiormente nei corsi d’acqua principali» (Padova Oggi).