Droni in aria per migliorare censimento e localizzazione dei cinghiali e addio ai limiti sull’abbattimento. C’è un ampio fronte in movimento per il contrasto all’avanzata degli ungulati, autentico incubo degli agricoltori non solo dal Catria ai Sibillini ma anche nelle zone periferiche di capoluoghi e comuni viste le segnalazioni ricavate dai fatti di cronaca. Cinghiali vicino alla scuola. La paura dei residenti: «Abbiamo paura soprattutto per bambini e anziani» Una vera e propria piaga che, secondo stime raccolte nel triennio 17-20, investe una platea di circa 1000 aziende all’anno e costa alla Regione Marche, sempre nell’arco dei 12 mesi, una cifra di poco inferiore ai tre milioni di euro tra danni da fauna selvatica (circa 810mila euro), costi per gli incidenti stradali (circa 1,4 milioni di euro) e danni specificatamente causati dal cinghiale (circa 620mila euro).
La giunta regionale e l’ufficio Caccia hanno messo in campo una serie di azioni mirate a gestire la presenza massiccia dei cinghiali nei territori urbani e agricoli. Si è iniziato a giugno scorso quando è stato siglato il protocollo di intesa tra Regione e altri enti (Upi, Anci, Forestale, associazioni agricole e venatorie, istituto zooprofilattico e tutti gli Ambiti Territoriali di Caccia) per introdurre iniziative, coordinare tutte le organizzazioni nella protezione delle aree agricole e regolare il controllo nelle aree urbane. L’obiettivo finale è uno: limitare i danni alle produzioni agricole ed evitare rischi alla pubblica incolumità. Oltre ad adottare interventi di prevenzione, ci sarà un’azione di riduzione numerica della popolazione del cinghiale perseguita attraverso l’attuazione dei piani di prelievo venatorio e di controllo. In più, ci sono 70mila euro per coprire i costi relativi all’acquisto di materiali e strumentazione destinati a mezzi per la cattura e recinzioni per proteggere i terreni.
In alternativa, l’agricoltore può rivolgersi all’ambito territoriale di caccia di riferimento per avere gratuitamente mezzi di prevenzione come recinzioni elettrificate, dissuasori acustici o repellenti olfattivi. La richiesta verrà accolta in particolare quando le colture da “proteggere” sono particolarmente appetite dal cinghiale o hanno alto valore commerciale o l’azienda agricola ricade in un territorio dove si manifestano ricorrentemente danni da cinghiale. Inoltre, può segnalare episodi di danni da cinghiale alle produzioni agricole all’ATC il quale si attiverà facendo intervenire i cacciatori, quando è possibile operare in azione di caccia, o chiedendo l’intervento della Polizia Provinciale che coordinerà gli interventi di abbattimento ritenuti opportuni (girata, braccata, selezione).
Se in possesso di licenza di caccia e dopo aver frequentato appositi seminari di abilitazione, l’agricoltore, a seguito di comunicazione alla Polizia Provinciale, è sempre autorizzato ad abbatte i cinghiali sui propri fondi coltivati con la tecnica selettiva. Nel caso in cui non sia in possesso di licenza di caccia, l’agricoltore può delegare ad intervenire un selecacciatore di sua fiducia. In alternativa si possono allestire trappole di cattura per cinghiali, partecipando ad un corso di 3 ore organizzato dagli ambiti o dalle Associazioni degli agricoltori. La notizia più importante riguarda tuttavia la rimozione del tetto massimo di abbattimento degli esemplari.
La Regione quindi ha accolto l’istanza che veniva dalla base dopo che nel primo mese della corrente stagione venatoria, sulla base di quanto dichiarato dagli ambiti sono stati realizzati consistenti abbattimenti di cinghiali, tanto da raggiungere quasi i contingenti massimi autorizzati, che mostrano consistenze di popolazione tali determinare densità significativamente superiori a quelle riportate nei rispettivi piani di gestione del cinghiale. Per ora non c’è un limite di riferimento visto che allo stato attuale i dati non consentono di individuare un parametro di riferimento. E proprio sui questo punto (stima e localizzazione del numero dei cinghiali presenti in un territorio), le nuove tecnologie vengono in soccorso.
Cercare i branchi di cinghiali è difficile (sono molto mobili, si rifugiano tra la vegetazione impenetrabile, hanno abitudini notturne) per questo l’assessore all’Agricoltura Carloni ha “aperto” alla dotazione di droni con termocamera ad alta risoluzione e zoom per monitorare rapidamente vaste estensioni territoriali, anche in aree non accessibili. Le camere termiche ed ottiche rilevano la presenza di cinghiali anche quando sono schermati dalla vegetazione o durante le ore notturne. Così è più facile effettuare censimenti completi di ungulati, e non solo, su ampie porzioni di territorio evitando l’impegno di centinaia di operatori. In questa direzione proprio a metà gennaio verrà realizzata un’attività sperimentale in provincia di Ancona che vedrà impiegare i droni sia per il monitoraggio dei cinghiali sia a supporto di un’azione di controllo numerico coordinata dalla Polizia Provinciale (Corriere Adriatico).