Il 7 gennaio scorso è stata confermata dal Centro di Referenza Nazionale per le Pesti suine dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati” la presenza della peste suina africana (PSA) al confine tra Piemonte e Liguria. Il Ministero della Salute con il supporto dell’Unità di Crisi Centrale e il Gruppo di Esperti in materia di PSA, ai quali ISPRA partecipa, sta attivando con urgenza le procedure sia per la delimitazione dell’area infetta sia per contrastare l’ulteriore diffusione della malattia.
In considerazione delle possibili gravi ripercussioni per il comparto suinicolo e i settori produttivi ad esso collegati, è infatti di cruciale importanza limitare la diffusione della PSA attraverso l’adozione di drastiche misure di biosicurezza, che dovranno riguardare anche lo svolgimento dell’attività venatoria. Si apre una fase in cui la gestione del cinghiale nelle aree infette e nelle zone circostanti richiederà uno sforzo molto impegnativo alle Regioni e alle Aree protette interessate, alle quali ISPRA garantisce fin da subito il proprio supporto tecnico, in stretto coordinamento con le autorità sanitarie.
La PSA è una malattia infettiva altamente contagiosa in grado di provocare un’elevata mortalità nei suidi sia domestici sia selvatici di qualsiasi età e sesso. Il virus rimane vitale per lungo tempo anche dopo la morte dell’animale, rendendo le carcasse ancora infettanti e in grado di trasmettere il virus. Per tale motivo è di cruciale importanza la segnalazione immediata del ritrovamento di cinghiali morti, anche se incompleti o in avanzato stato di decomposizione, ai Servizi Veterinari localmente competenti (anche per tramite di Carabinieri forestali, Polizia provinciale, Polizia locale).