La Regione Lombardia si vanta, non sempre con merito, di essere la regione locomotiva del Paese. In passato, per quanto riguarda la gestione faunistica, fu la prima in Italia, assieme all’Emilia Romagna ed altre regioni, ciascuna con la propria ricetta, viste le differenze di ambiente e tradizioni, a sperimentare la “gestione sociale della caccia”. Contemporaneamente fu varata la prima legge in Italia sulle Aree Regionali Protette. Ancora prima, però, la Lombardia si dotò della “Carta delle Vocazioni faunistiche” uno strumento dal quale fece derivare tutti gli indirizzi di gestione della fauna selvatica, attività venatoria compresa. Era stata costruita grazie alle ricerche dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, ad importanti contributi di scienziati di varie università ed alle competenze presenti tra i dipendenti della Regione.
Non crediamo però che l’indirizzo col quale è stato formulato il Calendario Venatorio 2022/2023 risenta di analoga volontà d’intenti, cioè quello di porsi come Regione all’avanguardia nella gestione della caccia in Italia. Il tutto è invece dettato dalla paura dei ricorsi che le associazioni animaliste puntualmente avviano e che, negli ultimi due anni in particolare, hanno creato non poche difficoltà all’attività venatoria in Lombardia (2020: chiusura della caccia nelle ZPS in 4 province e rischio chiusura completa sui valichi montani – 2021: chiusura della caccia nelle prime due settimane e riapertura con forti limitazioni di tempi e di specie).
Occorre anche dire che la mancanza del Piano Faunistico Venatorio Regionale, sopperita attraverso la proroga dei singoli Piani Provinciali, è un’altra ombra che rende incerta l’intera vicenda ed obbliga la Regione a sottoporre il Calendario alla Valutazione di Incidenza Ambientale. E’ in quell’atto che sono contenute le regole, ormai incontrovertibili calate nel Calendario Venatorio Regionale.
La proposta che Arcicaccia Lombardia ha più volte avanzato, quella di metterci in sintonia con altre regioni in materia di specie cacciabili e di date, è stata bellamente disattesa. Ed ecco i risultati.
Pur confermando le date dell’apertura generale alla terza di Settembre e la chiusura il 31 Gennaio ed aprendo addirittura la possibilità ad una 1^ decade di Febbraio, dentro a questo contenitore sono stati confezionati artifici incomprensibili e per questo contestati. Alcuni appaiono confezionati per assecondare le “voluttà” di ISPRA, altri semplicemente cervellotici derivati dalla VINCA:
– divieto di caccia per moretta, moriglione, pavoncella e tortora (quest’ultima dopo l’approvazione del Piano Nazionale di Gestione è cacciata in altre regioni anche in preapertura). Si poteva prevedere una semplice riduzione di carniere o di tempi come fatto per altre specie.
– limitazione del prelievo del merlo a non più di cinque capi giornalieri nel periodo 18-30 Settembre (?????)
– caccia alla migratoria dal 18 al 30 Settembre con l’eccezione di beccaccia, beccaccino e frullino solo da appostamento fisso e temporaneo e divieto nella forma vagante (con la commistione fra le forme di caccia da appostamento temporaneo e vagante il divieto è ridicolo)
– caccia alla quaglia solo nel mese di Ottobre (più che ridicolo una presa in giro)
– caccia alla beccaccia nel mese di gennaio solo negli ATC e soltanto il Sabato e la Domenica ??? ( perché non nei Comprensori Alpini in Zona B? e poi c’è il “meteobeccaccia” che in caso di gelo chiude i prelievi)
– Chiusura della caccia il 19 Gennaio 2023 alle specie migratorie ancora consentite, senza valutare le decadi di sovrapposizione nei Key Concepts. ( si poteva benissimo andare al 31 come fatto da altre Regioni)
Ora la domanda che si chiedono i cacciatori della Lombardia, al netto di eventuali ricorsi animalisti, è sapere se ci sono margini di rimedio per eliminare gli “svarioni” di cui sopra. C’è spazio per un’iniziativa politica per rimediare? I comunicati, le prese di posizione, le raccolte di firme ormai servono a poco. Dobbiamo riuscire ad attivare un gruppo di Consiglieri regionali che tentino di cambiare le cose (li troveremo? Riusciranno a costruire attorno a sé una posizione maggioritaria? Ne avranno il tempo?) oppure per la prossima stagione venatoria il destino è segnato.
E’ per questo forse che la maggiore Associazione Venatoria, la FIdC, ha assunto una posizione defilata, ormai rassegnata a subire ciò che verrà? E’ questa Associazione che, oltre ad assumersi gli oneri della gestione degli ATC e dei CA , i numeri glielo impongono, è responsabile della gestione politica della caccia in Lombardia. Con i voti dei propri iscritti e quelli di altre Associazioni più piccole, quattro anni fa ha contribuito a fare eleggerei Consiglieri “gli amici dei cacciatori” e addirittura l’Assessore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ed ogni cacciatore della Lombardia può giudicare (Ivan Moretti, Presidente Regionale Arcicaccia Lombardia).