Associazioni animaliste all’attacco
Le cinque associazioni animaliste protezionistice ricordano in un comunicato congiunto come «la “caccia e attività connesse siano escluse da quelle che sono state autorizzate in quanto non differibili» ed evidenziano che invece «alcune regioni, come l’Emilia-Romagna e il Veneto,continuano a mantenere attivi o ad attivare i “piani di controllo della fauna selvatica” non solo con personale pubblico – che potrebbe essere impiegato diversamente in questo periodo – ma anche con l’ausilio di operatori privati – ovvero cacciatori – consentendo loro di spostarsi all’interno delle rispettive province nonostante le limitazioni introdotte per contenere il contagio».
E nelle altre regioni non c’è nemmeno la scusa della caccia di selezione: «La Regione Sardegna ha trovato il tempo di approvare l’ennesima norma incostituzionale proprio sul controllo faunistico, dando la possibilità al proprietario di un fondo agricolo di coinvolgere liberamente, attraverso una delega, il cacciatore di turno. Eppure, sono ben sei le sentenze della Corte Costituzionale che hanno bocciato analoghe leggi proprio perché introducevano figure private non contemplate dalla legge nazionale 157 del 1992 sulla tutela della fauna”.
Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf concludono: «Tutte queste misure determinano l’illegittimo abbassamento del livello di tutela dell’ambiente e della fauna selvatica previsto dalla normativa nazionale e sovranazionale e perseguono il solo ed unico obiettivo di ampliare i margini per lo svolgimento della pratica venatoria che, lo si ribadisce, è una mera attività ludica, violando addirittura i Dpcm emanati a tutela della salute pubblica. Un atteggiamento che va davvero condannato, in un momento in cui dovremmo tutti sostenere le iniziative di sicurezza del Governo e operare solo e unitamente per il bene comune».