La Lega Anti Vivisezione ha provocato nuovamente il mondo venatorio rendendo noti alcuni dati e numeri. L’associazione ha preso spunto da quanto riferito dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), cioè che ogni anno il 5% dei cacciatori non rinnova la licenza per il porto di fucile. Questa sarebbe un’informazione che, sempre secondo la LAV, giustificherebbe la crisi dell’attività venatoria.
Inoltre, è stato citato il nuovo piano faunistico venatorio dell’Emilia Romagna, in base al quale nel 2024 i cacciatori emiliani e romagnoli saranno praticamente estinti. Un altro studio da cui è stato preso spunto è quello dell’ANPAM, l’Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni Civili e Sportive. Il confronto è quello tra il 2010 e il 2017, periodo in cui la spesa annuale dei cacciatori è scesa di 16 punti percentuali. La pubblicazione dello spazio dedicato sui quotidiani nazionali (“Siamo tutti cacciatori”) è stata definita risibile, oltre che emblematica della mancanza di popolarità in questo periodo storico.
Il fatto che la LAV citi continuamente il rapporto dell’EURISPES del 2016 è senza dubbio noioso. Secondo la Lega gli italiani contrari all’attività venatoria sono il 70%: in realtà si tratta del 68,5%, una percentuale che non riguarda tutto il paese, ma soltanto alcuni cittadini presi a campione. Inoltre, l’anno precedente lo stesso EURISPES aveva conteggiato il 10% in più, segno che i contrari sono diminuiti.