Le colpe di un ambientalismo che combatte la pratica venatoria ed ignora i reali pericoli. I cacciatori vere sentinelle della natura.
Il dramma che si sta consumando lungo centinaia di chilometri, dal Lambro al Po e che si avvia in una marcia macabra e nera di dieci milioni di litri di petrolio verso l’Adriatico dimostra che la strage non viene dalla caccia. Conferma le accuse delle organizzazioni venatorie, le denunce dei cacciatori e delle guardie volontarie, getta un’ombra cupa su un ambientalismo che troppo spesso sventola su bandierine concesse come patenti ecologiche a comuni balneari ma dimentica le bombe innescate lungo le rive dei fiumi.
Già centinaia di migliaia di volatili sono morti ed altrettanti lo saranno tra breve in un’agonia lenta che sta diventando la cartina di tornasole di un ambientalismo che si nutre di parole e fa dell’anticaccia la sua macabra dottrina. La marea che scende verso il Po’, che si avvia a conquistare con la sua scia di morte altri corsi d’acqua dimostra quanto siano state dannose per l’ambiente le polemiche contro i cacciatori e contro i prelievi venatori programmati. Mentre i selvatici continuano a morire ed i pesci e tutta l’altra fauna d’acqua e costiera sono già stati sterminati, si continueranno a cercare i colpevoli in una sorta di escalation di parole che mai hanno un’identità, nome e cognome.Gli ambientalisti e Regione Lombardia diramano documenti che paiono scritti con la stessa mano: dicono di disastro ambientale. E sarà la Comunità tutta ancora una volta a pagare. Ma Ambientalisti e Regione Lombardia non si dicono i nomi di chi doveva intervenire e non l’ha fatto, quali precauzioni avrebbero dovuto esser prese e non sono attuate.L’ambientalismo lombardo ha sempre guardato alla caccia come unico bersaglio ed oggi lungo i corsi dei fiumi ci sono le guardie volontarie della Federazione e delle altre associazioni a cercare di salvare qualche anatide, i pochi trampolieri che non sono rimasti avvelenati o invischiati nella melma del petrolio. Ci sono i cacciatori che vedono le macerie di un patrimonio che hanno tutelato ed a cui avevano affidato le loro speranze, che si sta dissolvendo in tante inutili e misere croci di piume. La Lombardia tramite il presidente regionale FIdC Mauro Cavallari aveva già invitato la Regione ad affrontare il problema in maniera organica. Era stato risposto che si stava predisponendo un piano. Una dichiarazione che giunge ogni volta puntuale come una Cassandra dell’ambiente. Il dramma che sta avvenendo – e la sezione di Milano-Monza e Brianza della Federcaccia sta esaminando la possibilità di costituirsi parte civile- dimostra quanto siano vere le parole di Giagiacomo Schiavi sul Corriere della Sera “E’ una storia poco nobile di vergogna lombarda quella del Lambro”.
Rodolfo Grassi
Presidente provinciale FIdC Milano-Monza e Brianza.
fonte:https://www.federcaccia.org