Alcune specie selvatiche, seppur annoverate tra quelle cacciabili, vengono considerate a rischio poiché le loro popolazioni sul territorio italiano risultano in declino per cause dipendenti da diversi e complessi fattori.
Per tentare di dare una soluzione al problema e ripristinare le popolazioni di animali selvatici in declino su un determinato territorio l’uomo effettua le cosiddette operazioni di ripopolamento. Oggigiorno le specie che maggiormente sono protagoniste di interventi di ripopolamento sono i Fagiani, le Lepri e le Starne; gli esemplari di queste specie vengono generalmente catturati in porzioni di territorio ove siano considerati in sovrannumero per essere poi liberati in quelle zone ove queste specie siano in declino. Spesso però l’intervento di ripopolamento richiede un numero di individui maggiore di quanti se ne possano catturare pertanto si ricorre ad esemplari allevati in cattività. Prediamo in esame in questa sede proprio gli aspetti dell’allevamento di fauna selvatica e tutto ciò che occorre per riprodurne esemplari in cattività; in particolare parleremo dell’allevamento della Starna, una delle specie che maggiormente ha subito riduzioni delle proprie popolazioni presenti sul territorio e molto apprezzata dal mondo venatorio.
La Starna (Perdix Perdix) è un uccello Galliforme, appartenente alla famiglia Phasianidae, di dimensioni medie, le cui misure arrivano ad un massimo di 31 cm; la livrea della Starna è generalmente grigia tendente al marrone sulle parti superiori, con debole striatura nerastra nella parte della coda e striature longitudinali chiare sulle ali castane. Ampie strie castane solcano i fianchi della starna e sul petto è presente un’inconfondibile macchia rosso ruggine. Cause della pesante riduzione della popolazione di Starne in Italia vanno ricercate nei drastici cambiamenti ambientali e negli altri fattori che hanno avuto come conseguenza la scomparsa degli habitat idonei alla nidificazione di questa specie relegando così i pochi esemplari rimasti nelle zone collinari dove sussistono pratiche agricole compatibili con la presenza della specie. A tutto ciò si aggiunge l’elevata pressione venatoria che ha certamente contribuito al declino della popolazione italiana di Starna.
Vediamo quindi quali sono i metodi per allevare in cattività le Starne, animali abbastanza rustici ma particolarmente delicati in fase di riproduzione; si può cominciare con riproduttori già adulti o con una serie di uova che una volta schiuse forniranno il primo nucleo di uccelli tra i quali verranno scelti i riproduttori. Se si utilizzano riproduttori adulti, gli esemplari necessari possono essere acquistati presso altri allevamenti o catturati nelle zone preposte ma questa seconda ipotesi viene fortemente sconsigliata poiché gli animali adulti cresciuti in natura non si adatterebbero bene alla vita in cattività pregiudicando l’attività riproduttiva. Per iniziare l’allevamento è necessario innanzitutto allestire un parco di allevamento; molto importante conoscere per tempo quanti animali si intende produrre nel corso dell’anno in modo da dimensionare correttamente l’impianto. Da tenere in considerazione la scelta della zona ove ubicare l’allevamento di Starne al fine di assicurare la tranquillità richiesta affinché sia il più simile possibile alla situazione naturale pertanto lontana da rumori e disturbi di ogni genere; inoltre l’area dovrà essere idoneamente recintata al fine di impedire a qualsivoglia predatore di avvicinarsi alle voliere.
Il passo successivo è l’allestimento dei parchetti per i riproduttori che dovranno ospitare le singole coppie; tralasciamo quelli “a terra”, non più utilizzati, sostituiti ormai da quelli “su rete” i quali risultano più funzionali poiché capaci di assolvere sia alle funzioni di parchetto per riproduttori che da voliera di fidanzamento; il parchetto su rete permette inoltre di mantenere divisi maschi e femmine fino al periodo degli amori, ed una rapida e facile amministrazione delle coppie compresa la raccolta delle uova. Il parchetto su rete non è altro che un cassone (1,50×1,50 m ed alto 0,50 m) avente tre pareti in legno ed una, quella anteriore, in rete a maglia larga per evitare che le Starne si possano ferire infilandoci la testa; il cassone sarà dotato di mangiatoie ed abbeveratoi nonché di un al asse divisorio che all’occorrenza potrà dividere il parchetto in parti uguali separate. La coppia, formata nei mesi di settembre-ottobre, viene posta nel parchetto e tenuta separata dall’apposito asse divisorio dotato di una feritoia attraverso la quale maschio e femmina potranno continuare a vedersi ed innamorarsi l’uno dell’altro. Con l’avvicinarsi della stagione degli a amori, si curerà l’alimentazione dei riproduttori con apposito mangime differenziando i tempi di somministrazione tra maschio e femmina poiché il primo entra in amore più rapidamente. L’incontro vero e proprio della coppia dovrà avvenire nella prima metà di aprile sfilando l’asse divisorio, eventualmente riposizionandolo però qualora si verificassero zuffe ripetendo l’operazione dopo qualche giorno. È molto importante, durante il periodo riproduttivo, somministrare alle Starne, sempre e tutti i giorni, notevoli quantità di erba fresca quali graminacee, erba medica, trifoglio, ravizzone, ecc.. La deposizione delle uova in genere inizia fra l’ultima decade di aprile e i primi di maggio, a seconda delle condizioni metereologiche, protraendosi fino a fine giugno a cicli quasi settimanali con una produzione media di 40/50 uova, con punte massime di 70.
Altro tradizionale sistema per l’allevamento e la riproduzione delle Starne è il sistema a batterie; si tratta di gabbie metalliche realizzate in serie, sollevate da terra, con pavimento pendente verso l’esterno per far rotolare nell’apposita “grondaia” le uova deposte per facilitarne la raccolta. Le gabbie sono allestite più o meno allo stesso modo dei parchetti già descritti, anche se più piccole, e munite di un nido riparato. I gruppi di riproduttori vengono formati a febbraio mentre la riproduzione inizia tra fine marzo e i primi di aprile proseguendo fino a luglio; le uova ,raccolte quotidianamente, vengono conservate con la punta rivolta verso il basso per un massimo di sette giorni quindi incubate in modo “artificiale”; una volta nati i pulcini questi verranno alloggiati in apposite strutture riscaldate (madri artificiali), e dopo circa 3-4 settimane verranno trasferiti in apposite voliere all’aperto generalmente in gruppi di alcune centinaia di capi. Molte però sono le problematiche, spesso di difficile soluzione, si presentano a chi decide di dedicarsi all’allevamento delle Starne e riguardano l’accoppiamento, l’aspetto igienico-sanitario, l’alimentazione e la predazione.
L’allevamento “artificiale” risulta estremamente negativo proprio perché gli esemplari giovani vengono cresciuti in condizioni di sovraffollamento, spesso costretti in spazi ridotti, comportando questo la mancata acquisizione della necessaria rusticità e resistenza alla competizione nonché esponendoli al rischio di pericolose epidemie costringendo l’allevatore alla continua somministrazione di farmaci per il controllo delle stesse. A risentirne è anche il comportamento sociale della specie in quanto gli esemplari, costretti a vivere in gruppi numerosi ed in spazi ridotti, non riescono a stabilire i legami e le gerarchie caratteristiche del gruppo che permettono all’occorrenza di sfuggire ai predatori, scegliere idonei luoghi per il riposo e la cova, ricercare il nutrimento ecc.. Per questi motivi i ripopolamenti effettuati con esemplari provenienti da allevamenti “artificiali” non garantiscono un buon successo in quanto una volta immessi in Natura, questi mostrano molto spesso disturbi comportamentali che li porta a non ricercare, ad esempio, rifugi adeguati in caso di pericolo, a non essere in grado di procurarsi il cibo in quantità sufficiente e addirittura a non essere in grado di riprodursi, poiché incapaci di nidificare o di fornire le necessarie cure parentali alla prole. A tale scopo si predilige spesso costituire cosiddette Unità Perdix su basi di 29 soggetti giovani, generalmente 90 giorni di vita, più un maschio adulto che funga da punto di riferimento. Molto importante inoltre, nella fase di introduzione in natura, è l’affezionamento al luogo prescelto; questa fase non può che avvenire in una voliera, dove i soggetti possano imparare a conoscersi ed a dipendere gli uni dagli altri. Se la prima fase avrà successo per la brigata che si sarà creata sarà più facile impratichirsi dell’ambiente di reintroduzione.
Un metodo di allevamento che sopperisce a tali problematiche è quello cosiddetto “semi-naturale”: le uova di Starna vengono affidate ad una chioccia, madre adottiva, che fornirà ai pulcini i necessari schemi comportamentali (imprinting), soprattutto per quanto riguarda le cure parentali. L’allevamento inoltre viene svolto direttamente nelle zone in cui verranno successivamente liberati gli esemplari allevati limitandone così i problemi di adattamento e di inserimento. Gli esemplari coì allevati risulteranno di maggiore qualità ed adatti a costituire un nuovo nucleo di riproduttori nella zona che si intende ripopolare. Altre problematiche concernono la riproduzione delle Starne divenute adulte, anche se allevate in semi-libertà, essendo correlate al patrimonio genetico dei riproduttori, che poco o niente hanno da spartire con le Starne che un tempo popolavano i nostri territori a causa dei continui incroci, sia consanguinei diretti che indiretti, finalizzati alla selezione di esemplari con determinate caratteristiche morfologico-commerciali (taglia, peso, piumaggio, ecc..), lontani però dalla tipicità della Starna selvatica. L’ideale per l’allevamento di fauna selvatica, in questo caso della Starna, deve ottenere buona resa in termini qualitativi e quantitativi con costi di produzione sostenibili e allo stesso tempo rendere produttivo l’inserimento in natura dei soggetti nati in cattività secondo un compromesso che tenga conto del fatto che si tratta di animali selvatici destinati a condurre, fin dal momento del rilascio in Natura, una vita autonoma. In tale prospettiva, affinché la produzione e l’allevamento delle Starne dia risultati quanto meno superiori a quelli ottenuti con gli odierni standard di allevamento, sarebbe opportuno apportare alcune modifiche alle tecniche secondo alcuni punti essenziali: una corretta alimentazione dei pulcini in funzione delle loro esigenze nutritive; una somministrazione progressivamente crescente di fibre dai primi 30 ai 100 giorni di vita; l’uso di voliere dotate di idonea copertura vegetale con le specie vegetali preferite dalla specie ed adatte alla natura del territorio; l’adeguata modificazione della dieta per gli esemplari in crescita con una progressiva sostituzione del mangime a favore di spighe, granaglie, pannocchie o semi di specie vegetali appetite, sparse su ampie superfici di terreno al fine di incentivarne la ricerca e la selezione.