Si è svolto all’ombra del Parco quagliodromo R.Bonechi di Prato – nel pieno rispetto delle Normative Regionali per il contenimento del Covid-19 – l’incontro-assemblea organizzato dalla locale sezione provinciale della Federazione Italiana della Caccia in collaborazione con la Confederazione Cacciatori Toscani e dedicato al tema de “La gestione del laghi artificiali della Piana, qualità delle acque, immissione e fenomeni di fitodepurazione naturale. Come gestire insieme un patrimonio inestimabile!”. Presenti al tavolo dei relatori, il sindaco di Prato e presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni; i consiglieri regionali Ilaria Bugetti e Nicola Ciolini; i rappresentanti della Gida (Gestione Impianti Depurazione Acque): il presidente Alessandro Brogi, la dott.ssa Donatella Fibbi, Responsabile Qualità e Ricerca, il dottor Stefano Franceschini incaricato dalla Regione Toscana a monitorare e redigere le evoluzioni di questi ambienti attraverso i protocolli della Direttiva Habitat e di Rete Natura 2000; il dott. Enrico Longhi, naturalista, in rappresentanza dei fruitori non cacciatori dei laghi della Piana, il dott. Bottino del Consorzio di Bonifica. Numerosi fra il folto pubblico gli ospiti istituzionali, fotografi, appassionati naturalisti, tecnici e, naturalmente, cacciatori. Ad aprire e condurre i lavori Francesco Bini, presidente provinciale Federcaccia Prato, tratteggiando un quadro degli invasi artificiali presenti nel territorio fra Sesto Fiorentino e Prato, un tempo assai più numerosi, e in particolare quelli gestiti dai cacciatori come appostamenti di caccia agli acquatici. Nella sua introduzione Bini ha ricordato come a fronte di un numero assai contenuto di specie e di capi oggetto di prelievo venatorio per un arco temporale assai breve, complessivamente di soli 3 mesi, trattandosi di ZPS i laghi di caccia vengono gestiti per tutto l’anno a spese dei cacciatori offrendo un fondamentale ambiente a un numero altissimo di specie animali e vegetali – anche rare – , che sostano, vivono e si riproducono approfittando di condizioni assolutamente impossibili da trovare altrove.
Un risultato riconosciuto da tutti i relatori e un bene – come ha sottolineato il sindaco Biffoni – di tutta la cittadinanza pratese e non solo. Uno scrigno di biodiversità riconosciuto a livello internazionale e un impegno che dipende per avere successo dal delicato equilibrio dato proprio dalla presenza di acqua, unico bene che i gestori non possono mettere a loro discrezione. A metterlo a rischio – paradossalmente – quest’anno è proprio il rappresentante di una associazione protezionista, che invece di plaudire a un risultato naturalistico e ambientale di primordine lo attacca con le consuete motivazioni pretestuose e ideologiche avverso la caccia, denunciando fantomatici rischi di avvelenamenti da botulino nelle acque destinate agli invasi e bloccando le necessarie operazioni di ripristino del livello. Sul piano tecnico Federcaccia ha risposto con analisi delle acque che smentiscono questo rischio effettuate da un laboratorio terzo e con un documento redatto dal dottor Michele Sorrenti dell’ufficio studi e ricerche di Fidc che confuta punto per punto le osservazioni – peraltro portate in modo tutt’altro che scientifico e prive di riscontri oggettivi – mosse dal dottor Carlo Scoccianti, oltre ad aver inviato agli organi regionali competenti un esposto affinché il Consorzio di bonifica sia autorizzato ad agire immediatamente fornendo le acque necessarie.
Estremamente positivo l’intervento del dott. Longhi, ricercatore e naturalista che ha illustrato quanto gli ambienti creati e gestiti dai cacciatori risultino ecosistemi di inestimabile valore, dove si produce biodiversità a costo zero per l’intera comunità. Sul piano politico Federcaccia prende positivamente nota delle rassicurazioni dei rappresentanti istituzionali presenti per una rapida soluzione del problema contingente, oltre alla presa di atto dell’importanza del lavoro gestionale svolto a favore di fauna, ambiente e territorio da parte dei cacciatori e del beneficio tratto da questo per tutta la società civile. Una particolare soddisfazione deriva dalla proposta dei consiglieri regionali e del sindaco Biffoni di trasferire le competenze e le collaborazioni nate attorno all’esperienza dei laghi della Piana in un vero e proprio “modello” esportabile in altre zone della Toscana, ma non solo, per dare forma compiuta e riconoscimento a una realtà che ha dimostrato di saper coniugare gestione venatoria e protezione ambientale con benefici per tutti i fruitori di queste zone umide.