Una minaccia per la biodiversità
La LAC (Lega per l’Abolizione della Caccia) ha commentato, con i suoi consueti toni facilmente immaginabili, il termine della stagione venatoria 2024-2025. Questo è quanto ha reso noto l’associazione: “Gli attuali 470.000 cacciatori italiani, ormai un vero corpo estraneo alla ruralità e al territorio agro-silvo-pastorale, restano una minaccia per la residua biodiversità, nonostante il trend delle licenze in calo da molti anni”.
Questione sicurezza
La nota prosegue: “Permane un sensibile fenomeno di mancato rispetto per leggi e regolamenti del settore, con un numero ancora troppo alto, ad esempio, di abbattimenti di esemplari di specie protette, mancato rispetto delle distanze di sicurezza da strade e abitazioni, ampia diffusione dei vietatissimi richiami elettroacustici. Il “Piano di Azione per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”, varato dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2017, è rimasto sostanzialmente inattuato, con un progressivo decremento del personale pubblico di vigilanza degli enti territoriali”.
Sentenze a vario titolo
Un riferimento poi ai calendari: “I calendari venatori regionali per la stagione appena conclusasi di Marche, Veneto, Campania, Umbria, Lombardia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Abruzzo e Piemonte, sono stati parzialmente ritenuti illegittimi riguardo ad alcune specie cacciabili e relativi periodi di attività venatoria, a seguito di specifiche ordinanze o sentenze di merito dei TAR o del Consiglio di Stato, cosa che ha permesso di salvare numerose migliaia di vite animali”.