Dopo la nuova sospensione dell’attività venatoria in Valle di Comino l’Arcicaccia Lazio vuole manifestare tutto il proprio sdegno e, al contempo, esprimere vicinanza ai colleghi cacciatori della valle e al Presidente Provinciale dell’Arcicaccia di Frosinone Franco Frisone per l’impegno profuso a difesa della categoria. La motivazione a sostegno di questo nuovo stop, ricordiamo che già il tar aveva sospeso la caccia, é che tale attività possa mettere in serio pericolo l’esistenza degli ultimi esemplari di orso Bruno Marsicano esistenti. Il fine è senz’altro nobile, ma qualche riflessione bisogna comunque farla. Il dubbio che questo splendido animale venga preso a pretesto dai soliti noti per danneggiare l’attività venatoria e coloro che la praticano viene spontaneo e risalta ancor di più se pensiamo che alcune delle associazioni che hanno impugnato la delibera in questione non hanno speso una parola in ordine all’incidente che, pochi giorni fa, in Abruzzo, ha causato la morte di tre orsi per annegamento in una vasca di raccolta dell’acqua.
In particolare, ci si domanda come, senza che si intraveda un malcelato pregiudizio nei confronti degli amanti dell’ars venandi, possa il Consiglio di Stato, con una decisione presa con celerità quasi unica nel panorama giuridico italiano, ribaltare una decisione del Tar Lazio il quale, dopo aver concesso la sospensiva richiesta dai ricorrenti, ha analizzato nel merito la questione ed ha infine deciso che non ricorrevano le condizioni accogliere la domanda cautelare. Al contempo, ci si chiede come mai la Regione Lazio abbia deliberato le due decisioni impugnate a ridosso dell’imminente avvio dell’attività venatoria.
In particolare, essendo dei provvedimenti collegati al calendario venatorio approvato ad inizio estate, ci si chiede come non sia stato possibile farlo nei giorni immediatamente successivi, evitando, in tal modo, qualora ci fosse stato analogo ricorso, di creare disagi ai cacciatori insistenti nelle zone interessate dai provvedimenti che, puntualizziamo, hanno ovviamente pagato le imposte annuali occorrenti all’espletamento dell’attività venatoria. Il comportamento della Regione Lazio risulta ancor più incomprensibile se si considera che tali provvedimenti vengono presi annualmente e, aldilà di qualche virgola, sono provvedimenti fotocopia. Onde evitare qualsiasi strumentalizzazione si ribadisce che i destini dell’Orso Bruno Marsicano stanno a cuore dei cacciatori della Valle di Comino e di tutti gli abitanti della zona e l’Arcicaccia Lazio si associa in questo nobile intento, ma vogliamo stigmatizzare tutti quei comportamenti che sotto la bandiera “salviamo l’orso” celano un solo ed unico intento: penalizzare in tutti i modi possibili i cacciatori della zona in particolare, ma più in generale l’immagine stessa del cacciatore.
Vogliamo solo ricordare che quelle comunità rurali vivono a contatto con l’orso da sempre, svolgendo tutte le attività che sono tipiche di quei territori, compresa la caccia, e per gli amanti dei numeri e delle statistiche invitiamo i proponenti il ricorso ad analizzare i luoghi e le cause che hanno determinato la morte di esemplari di orso negli ultimi 40 anni. Nessuna morte può essere addebitata al mondo venatorio, ma, al contrario, le cause sono quasi esclusivamente addebitabili ad incidenti stradali, ferroviari e con qualche atto di bracconaggio non riconducile di certo ai cacciatori. Per finire l’Arci caccia Lazio, nel ribadire la sua vicinanza ai colleghi cacciatori della Valle di Comino e auspicando che nella decisione di merito del prossimo 13 dicembre il C.d.S. sblocchi definitivamente la caccia in quelle zone, si adopererà affinché, per gli anni avvenire, non si ripetano tali sospensioni, intervenendo presso la Regione Lazio affinché approvi gli atti di propria competenza con largo anticipo.