In via sperimentale, nell’area del Garda-Baldo (Verona), i cacciatori potranno essere autorizzati nella prossima stagione faunistico venatoria a cacciare anche i cinghiali. Lo ha deciso la Regione Veneto. Ma l’estensione della sperimentazione venatoria in atto dal 2010 in Lessinia, non dovrà far venir meno la partecipazione dei cacciatori, in qualità di operatori abilitati, al piano regionale di controllo del suide, approvato nel 2017 dalla Giunta regionale, con il parere positivo anche di Ispra.
Un piano che prevede azioni e interventi da realizzare in tutto il territorio regionale, compresa anche (con i limiti della relativa normativa) la parte inclusa in parchi e aree protette, durante tutti i 12 mesi dell’anno. Questa la proposta che l’assessore regionale all’agricoltura caccia e pesca Giuseppe Pan ha presentato ieri a Caprino Veronese, nel corso dell’incontro con gli enti, le associazioni venatorie ed agricole ed i rappresentanti degli organismi direttivi dei comprensori alpini dell’area del Baldo, dedicato alla problematica dei cinghiali. All’incontro hanno partecipato il Presidente della Provincia di Verona Manuel Scalzotto, i sindaci e presidenti dei comprensori di caccia dell’area del Baldo, il comandante del Corpo di Polizia Provinciale, Anna Maggio, i tecnici di Provincia e Regione e i rappresentanti delle associazioni di categoria dei cacciatori.
La soluzione proposta dall’assessore regionale per contenere la diffusione e i danni provocati dal cinghiale, sempre più presente con le proprie scorrerie anche nell’area protetta del Baldo, prevede di affiancare il prelievo venatorio alla necessaria attività di contenimento della specie, nell’ambito del vigente piano regionale, come avviene già in Lessinia, dove è previsto un prelievo contingentato di 800 capi l’anno. “La sperimentazione nel comprensorio del Garda-Baldo potrebbe partire per un anno già da quest’inverno, consentendo la caccia al cinghiale da novembre a gennaio, sabato e domenica compresi – ha prospettato l’assessore – Ma la Regione si aspetta dai comprensori che, nel contempo, non venga meno l’adesione degli operatori abilitati al piano di controllo nel restante periodo dell’anno, affinché il contenimento di questi animali risulti realmente efficace a tutela della sicurezza degli insediamenti umani e delle colture agricole”.