Regione Lombardia ha confermato la delibera che autorizza la cattura di alcune specie di uccelli selvatici da utilizzare come richiami vivi per la caccia, in particolare tordo bottaccio e sassello, cesena e merlo nonostante la lettera diffida del Governo datata 1 ottobre, proprio quando i roccoli avrebbero dovuto aprire. La decisione di andare avanti sulle deroghe, sulle quali anche l’Ispra aveva dato parere negativo, ha ricevuto questa mattina il via libera formale da parte della Giunta. “La Giunta ha rispedito al mittente la diffida sugli impianti di cattura -sono le parole del Presidente di Federcaccia Lombardia Lorenzo Bertacchi-.
Del resto non sussistono le adombrate violazioni procedurali: Regione ha seguito l’art. 19-bis. D’altra parte il TAR Lombardia si pronuncerà sulla delibera il prossimo 10 ottobre, intanto sospesa, e allorché dovesse ritenerla legittima il Governo, se lo riterrà, potrà annullare d’imperio un atto legittimo. E sarà la dimostrazione che l’applicazione delle deroghe in Italia è impossibile non per ragioni tecniche o di diritto, ma per politica”. Queste sono invece le prime impressioni e la spiegazione da parte dell’Assessore lombardo dopo la presa di posizione di Regione Lombardia (fonte Ansa). “Noi oggi abbiamo approvato la delibera con la quale comunichiamo che non ci adeguiamo. Confermiamo quindi il nostro provvedimento- sono le parole dell’assessore lombardo all’Agricoltura Fabio Rolfi-.
Andiamo avanti perché siamo convinti di aver rispettato la procedura. La legge sulla caccia consente alle Regioni di autorizzare delle deroghe anche per le catture, in difformità dal parere dell’Ispra, purché motivate. Noi riteniamo di averle adeguatamente motivate, quindi di essere assolutamente rispettosi della forma e anche del merito”. La delibera sulle deroghe, approvata dalla giunta lombarda il 31 luglio scorso, “riguarda specie cacciabili, non va a toccare specie protette. Parliamo di circa 12 mila catture possibili massime, per sostenere una tipologia di caccia che senza richiamo vivo non puo’ svolgersi e che alimenta anche una filiera economica e occupazionale sul territorio -ha concluso Rolfi-. Se il Governo annullasse d’ufficio “sarebbe un provvedimento profondamente statalista. Se si ritiene che la caccia non debba piu’ esistere si faccia una scelta netta. Non si puo’ andare avanti ogni anno con questo gioco al ping pong”.