La Federcaccia regionale del Lazio ha appreso con stupore la notizia ufficiosa del conferimento all’ISPRA dell’incarico di elaborare il Piano Faunistico Venatorio su disposizione dell’Assessorato all’Agricoltura. Ecco il comunicato dell’associazione venatoria: “La legge nazionale 157/92 parla molto chiaro. All’articolo 10, quello relativo ai piani faunistico-venatori, si legge senza possibilità di interpretazione che: “Le regioni attuano la pianificazione faunistico-venatoria mediante il coordinamento dei piani provinciali“, vale a dire i piani predisposti dalle varie Province, articolati per comprensori omogenei.
Detti piani faunistico-venatori, come è scritto chiaramente al comma 8 del suddetto articolo 10, comprendono oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, zone e periodi per l’addestramento e l’allenamento dei cani da caccia, criteri per la determinazione del risarcimento danni da fauna selvatica alle produzioni agricole, criteri della corresponsione degli incentivi per la tutela e il ripristino degli habitat naturali e azioni per l’incremento della fauna selvatica e, infine, l’identificazione delle zone in cui sono collocabili gli appostamenti fissi. Tutto ciò, va da sé, non può essere deciso da Bologna dove l’Ispra ha sede, ma necessita giocoforza di concertazione con gli attori del territorio.
A maggior ragione, la stessa 157/92 demanda alla Regione il coordinamento dei vari piani provinciali, che deve per forza di cose coinvolgere le Province, gli Ambiti territoriali di caccia – nel Lazio ne esistono due per ciascuna provincia -, le associazioni agricole, quelle venatorie e anche quelle ambientaliste provinciali e regionali. Lo stesso Ispra, all’articolo 7 della 157/92 ad esso dedicato, è soggetto all’istituzione di unità operative tecniche consultive decentrate, i famosi osservatori faunistici regionali, che hanno – questi sì – il compito di fornire “supporto per la predisposizione dei piani regionali”. Supporto, appunto; e non certo stesura di propria mano del piano faunistico-venatorio regionale. Così fosse, infatti, l’Ispra diverrebbe di fatto controllato e controllore di sé stesso.
A proposito dell’osservatorio faunistico regionale, nel Lazio non è mai stato istituito. La legge è vecchia ormai di 27 anni ma, nonostante le nostre ripetute insistenze e sollecitazioni, non esiste ad oggi un organo scientifico regionale in grado di supportare la Regione nella predisposizione del piano faunistico-venatorio, come anche nella stesura del calendario venatorio. Cogliamo l’occasione, in questa sede, per ricordare una volta in più alla Giunta Zingaretti la grossa possibilità che ha di distinguersi dalle amministrazioni che l’hanno preceduta, compreso il suo primo mandato, per rispettare finalmente le regole in materia venatoria istituendo l’osservatorio faunistico regionale. Sotto questo aspetto, come del resto tutti gli atti di politica faunistico-venatoria che rispettino le regole, siamo sin da ora disponibili e collaborativi.
Lo stesso dicasi per la consulta faunistico-venatoria, non convocata ormai da tempo immemore, e per gli esami per l’abilitazione all’esercizio venatorio, che da due anni non si tengono più nella nostra regione, privando così tanti giovani della possibilità di esercitare la caccia ma anche, soprattutto, la Regione di un ingente gettito fiscale, con pari danno erariale. Ci auguriamo, pertanto, che l’Assessorato competente torni sui propri passi quanto prima, anche perché bypassare tutti i portatori di interesse per consegnare la stesura del piano a un organo consultivo e di controllo significherebbe, da parte della Giunta regionale del Lazio, un chiaro atto di indirizzo politico nei confronti della ruralità e dei territori. Una scelta, questa, di cui ciascuno sarebbe poi chiamato ad assumersi le proprie responsabilità”.