Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna, è stata molto chiara in queste ore nel rivolgersi al mondo venatorio. Secondo l’ente locale, infatti, i cacciatori emiliani e quelli romagnoli dovrebbero fare di più in termini di abbattimenti dei cinghiali. Per Caselli, invece, molti di loro starebbero tentennando e rimanendo “ancorati” all’idea tradizionale della caccia compresa tra i mesi di ottobre e dicembre.
La presenza degli ungulati, oltre a quella di daini, caprioli e cervi è impressionante, senza dimenticare il numero crescente di incidenti stradali. In aggiunta, molta gente preferisce persino non denunciare il sinistro, a conferma di un fenomeno preoccupante e allargato. Il piano faunistico prevede l’utilizzo di dissuasori acustici, sensori, ultrasuoni e cartelli di ogni tipo, ma questi rimedi non possono bastare da soli. Ecco perchè la Regione Emilia Romagna vorrebbe un maggiore aiuto da parte dei cacciatori, nonostante la stessa Caselli sia convinta che la categoria venatoria stia perdendo molte adesioni.
“Non tutti, ma una parte del mondo venatorio non gradisce impegnarsi tutto l’anno”, è questa la conclusione del suo ragionamento. Altre critiche sono le seguenti: “Per molti c’è il timore che a ottobre, quando si apre la stagione della caccia, non ci siano abbastanza animali, noi abbiamo provato a convincerli che di cinghiali ne abbiamo in abbondanza, ma non c’è stato verso. Molti cacciatori vivono il territorio come fosse di loro gestione, dimenticandosi che esiste anche una responsabilità verso tutta la comunità”.