Non solo orsi e lupi: soprattutto i cinghiali, in Trentino, sono «una specie problematica» e vanno contenuti. Lo dice la giunta proivinciale, che con un provvedimento proposto dall’assessore Giulia Zanotelli, ha approvato nei giorni scorsi la nuova disciplina che regola il controllo del cinghiale in provincia di Trento. «L’obiettivo – spiega un comunicato stampa – è riordinare la materia per renderla più chiara ed accessibile lasciandone intatta la sostanza, frutto dell’esperienza acquisita e del confronto con i soggetti interessati. Dall’applicazione della disciplina in vigore, aggiornata nel 2019 con l’obiettivo di semplificare e rendere maggiormente efficace il controllo della specie, è emersa la necessità di riorganizzare ancora la materia.
Poiché tale disciplina attribuisce un ruolo fondamentale all’Ente gestore della caccia, soprattutto per quanto riguarda le attività messe in campo nell’area A, rinominata area di contenimento, nella quale è il primo responsabile dell’attività di controllo, le modifiche sono frutto di un confronto con lo stesso. È stata, innanzitutto, rivista la definizione della zonizzazione del territorio provinciale, che lo differenzia in funzione della presenza stabile o meno del suide e che ha un impatto diretto sull’applicazione della disciplina, sono stati puntualmente elencati gli interventi di monitoraggio in capo all’Ente gestore, alcuni articoli sono stati riscritti, semplificandoli ulteriormente, ed è stata disciplinata nel dettaglio l’attività di pasturazione, finalizzata ad attirare i cinghiali per catturarli, sottolineando la differenza con il foraggiamento, il cui divieto è chiaramente dichiarato». Oltre a queste «sono state apportate altre modifiche, più di forma che di sostanza, sempre con l’intento di semplificare e chiarire gli obiettivi e l’operatività della disciplina, ed è stato rivisto in parte l’ordine di titoli, capi e articoli».
La Provincia e l’Ente gestore della caccia – ci informa la nota stampa – «continuano a cooperare nel perseguimento delle finalità di controllo attraverso il personale del Corpo forestale ed i controllori, soggetti muniti di specifica abilitazione conseguita con la partecipazione ad un apposito corso di formazione. L’organizzazione dei corsi rimane affidata all’Accademia ambiente foreste e fauna del Trentino, istituita presso la Fondazione Edmund Mach». La nuova disciplina è stata sottoposta all’Ispra e all’Osservatorio faunistico. La Provincia autonoma di Trento – si legge nel provvedimento – «considera il cinghiale una specie problematica in considerazione del suo impatto sulle colture agricole, sugli equilibri ecologici e sulla fauna selvatica: vanno scoraggiate quindi azioni di immissione abusiva e sono da evitare sia l’espansione sia l’immigrazione spontanea dai territori confinanti.
E’ in vigore dal 2011 l’attuale impostazione della disciplina del controllo del cinghiale e dei suoi ibridi su tutto il territorio provinciale. L’attività di controllo consiste nell’abbattimento o cattura di specie non cacciabili o per le quali la caccia è sospesa, come è il caso del cinghiale e dei suoi ibridi nella nostra provincia, anche al di fuori dei periodi di caccia e nelle zone in cui la stessa è vietata, per motivi sanitari, per la tutela del suolo, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche. Le finalità del controllo al cinghiale e agli ibridi sono contenere la specie dove la sua presenza è consolidata, affinché il suo impatto non sia di pregiudizio alle attività agricole e alle altre componenti dell’ecosistema; evitarne l’insediamento nel restante territorio provinciale; perseguire l’eradicazione delle forme ibride in tutto il territorio provinciale» (L’Adige).