Poiché tale disciplina attribuisce un ruolo fondamentale all’Ente gestore della caccia, soprattutto per quanto riguarda le attività messe in campo nell’area A, rinominata area di contenimento, nella quale è il primo responsabile dell’attività di controllo, le modifiche sono frutto di un confronto con lo stesso. È stata, innanzitutto, rivista la definizione della zonizzazione del territorio provinciale, che lo differenzia in funzione della presenza stabile o meno del suide e che ha un impatto diretto sull’applicazione della disciplina, sono stati puntualmente elencati gli interventi di monitoraggio in capo all’Ente gestore, alcuni articoli sono stati riscritti, semplificandoli ulteriormente, ed è stata disciplinata nel dettaglio l’attività di pasturazione, finalizzata ad attirare i cinghiali per catturarli, sottolineando la differenza con il foraggiamento, il cui divieto è chiaramente dichiarato». Oltre a queste «sono state apportate altre modifiche, più di forma che di sostanza, sempre con l’intento di semplificare e chiarire gli obiettivi e l’operatività della disciplina, ed è stato rivisto in parte l’ordine di titoli, capi e articoli».
La Provincia e l’Ente gestore della caccia – ci informa la nota stampa – «continuano a cooperare nel perseguimento delle finalità di controllo attraverso il personale del Corpo forestale ed i controllori, soggetti muniti di specifica abilitazione conseguita con la partecipazione ad un apposito corso di formazione. L’organizzazione dei corsi rimane affidata all’Accademia ambiente foreste e fauna del Trentino, istituita presso la Fondazione Edmund Mach». La nuova disciplina è stata sottoposta all’Ispra e all’Osservatorio faunistico. La Provincia autonoma di Trento – si legge nel provvedimento – «considera il cinghiale una specie problematica in considerazione del suo impatto sulle colture agricole, sugli equilibri ecologici e sulla fauna selvatica: vanno scoraggiate quindi azioni di immissione abusiva e sono da evitare sia l’espansione sia l’immigrazione spontanea dai territori confinanti.
E’ in vigore dal 2011 l’attuale impostazione della disciplina del controllo del cinghiale e dei suoi ibridi su tutto il territorio provinciale. L’attività di controllo consiste nell’abbattimento o cattura di specie non cacciabili o per le quali la caccia è sospesa, come è il caso del cinghiale e dei suoi ibridi nella nostra provincia, anche al di fuori dei periodi di caccia e nelle zone in cui la stessa è vietata, per motivi sanitari, per la tutela del suolo, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche. Le finalità del controllo al cinghiale e agli ibridi sono contenere la specie dove la sua presenza è consolidata, affinché il suo impatto non sia di pregiudizio alle attività agricole e alle altre componenti dell’ecosistema; evitarne l’insediamento nel restante territorio provinciale; perseguire l’eradicazione delle forme ibride in tutto il territorio provinciale» (L’Adige).