La caccia vagante al cinghiale nelle pianure della provincia di Biella è terminata da una settimana esatta, ma il bilancio non è affatto incoraggiante. La proliferazione degli ungulati, infatti, prosegue e i danni alle colture in questa parte del Piemonte continuano a far disperare il settore agricolo. Fra circa un mese si conosceranno meglio i dettagli sugli abbattimenti dei selvatici (nella zona alpina l’attività venatoria è in corso), ma ci sono delle indiscrezioni che sarebbero state fornite dall’Ambito Territoriale di Caccia Biella 1.
I risultati sarebbero simili a quelli del 2015 con circa 550 cinghiali abbattuti, ma se il contenimento non farà registrare una inversione di tendenza si chiederà aiuto ai cacciatori esterni. La Provincia di Biella vuole allearsi con i cacciatori torinesi, una convenzione che è stata firmata a ottobre con un piano che è già pronto per essere attuato.
Il presidente dell’ente locale, Emanuele Ramella Pralungo, ha invitato i cacciatori a trovare soluzioni valide oppure alternative, visto che non si può più andare avanti come si è fatto finora. Sono state sperimentate alcune uscite con il personale torinese e lo stesso Ramella Pralungo ha definito i risultati “lusinghieri”. Intanto l’ATC BI 1 ha ricordato che esiste anche il problema dei caprioli, non meno importante.