Federcaccia Calabria ed il Coordinamento Regionale delle Associazioni Venatorie, dopo giorni e giorni di tentativi, comunicazioni, fornitura di dati agli uffici regionali competenti, deve purtroppo fare presente che la VINCA sul calendario licenziata dal Dipartimento Territorio e Ambiente è inaccettabilmente penalizzante per i cacciatori calabresi, che dopo un mese di mancata attività con grave danno anche economico, si trovano invece di una soluzione al problema una serie di vincoli immotivati che una volta introdotti resterebbero sulle loro spalle in maniera definitiva. Una “soluzione” che sa di presa in giro e fa sorgere il legittimo sospetto che a guidarla ci sia la volontà di sfruttare l’occasione per sottrarre altro territorio cacciabile in una regione che già vede superata abbondantemente la percentuale di aree protette fissate dalla normativa nazionale e regionale.
Pur dando atto all’Assessore Gallo e al Dipartimento Agricoltura Ufficio Caccia – con i quali in questo mese abbiamo collaborato, come sempre in passato, come Coordinamento delle Associazioni Venatorie soprattutto grazie all’ausilio dei tecnici dell’Ufficio Studi e Ricerche nazionale di Federcaccia – di aver profuso il proprio impegno alla ricerca di una soluzione, quanto decretato e in attesa di essere votato in Giunta, non è accettabile. È totalmente ingiustificato il divieto di utilizzo delle munizioni contenenti pallini di piombo addirittura in tutte le 185 ZSC calabresi, che introduce un divieto generalizzato su aree asciutte, superando sia la normativa nazionale, quella internazionale e anche le proposte in discussione presso l’Unione Europea in questi giorni.
Ricordiamo infatti che oggi il divieto è motivato solo nelle aree umide e non in quelle di terra. Non era difficile del resto restringere, anche nelle ZSC, il divieto alle zone umide, come già in atto nelle ZPS. Si aggiunge poi l’assurdo divieto dell’impiego dei cani da caccia in ben 10 ZSC (Fiumara Saracena, Fiumara Avena, Fiumara Trionto, Casoni di Sibari, Fiumara Melito, Monte Fuscaldo, Murge di Strongoli, Madama Lucrezia, Valle Moio, Monte Scrisi), inserito senza una motivazione plausibile e un qualche riferimento alle specie che ne subirebbero un effetto negativo. Tale divieto penalizzerebbe sia i cacciatori che utilizzano il cane, sia gli obbiettivi di conservazione legati al cinghiale, causa di danni alle colture e alle stesse specie che si vogliono tutelare, poiché si rende impossibile la caccia in braccata alla specie. Vale la pena ricordare che solo pochi giorni fa lo stesso ISPRA per bocca del Dott. Piero Genovesi ha ammesso essere al momento il prelievo del cinghiale l’unica modalità valida a limitarne in modo concreto numero e danni.
Un problema non certo risolvibile pensando di affidarsi al prelievo selettivo, forma di caccia in cui peraltro l’impiego del cane da sangue avviene sovente per ritrovare i capi non rimasti sul posto dopo lo sparo. Ulteriore misura inaccettabile il divieto di caccia su tutto il territorio della ZSC “Lago La Vota”, complesso di aree umide costiere, in cui abbiamo proposto soluzioni che armonizzano la conservazione con l’utilizzo sostenibile delle risorse, quindi una parte cacciabile e una parte a divieto. Chiediamo dunque con forza alle Istituzioni responsabili che siano apportate almeno queste correzioni al testo proposto prima del suo voto in Giunta, ritenendo l’attuale – lo ripetiamo ancora una volta – inaccettabile, privo di motivazioni tecnico scientifiche che lo sostengano e pesantemente punitivo per una significativa parte della popolazione calabrese. Se per altri politici questa è l’unica Vinca presentabile in Giunta, ebbene sarà la politica a doversi prendere la responsabilità per un ingiustificato ed ulteriore schiaffo dato ai cittadini cacciatori calabresi, ma anche agli agricoltori e a tutti i rappresentanti di quei settori che sul territorio vivono, lavorano e producono.