Le dichiarazioni della Lega Italia Protezione Uccelli
Purtroppo, FIdC ancora una volta è costretta a smentire le illazioni della LIPU nei confronti dell’operato delle Regioni italiane chiamate annualmente a stabilire i regolamenti di caccia nell’ambito della sempre più complicata materia faunistico-venatoria. È bene ribadire che tale materia, ancora oggi, è regolamentata dalla Legge n. 157/92 e non dai pareri espressi dall’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) anche se la LIPU, così come altre sigle ambientaliste, sempre più spesso, sembra dimenticarlo. LIPU cita addirittura 5 violazioni della direttiva 147/2009/CE, con riferimenti improbabili agli articoli della stessa, che dimostrano il pregiudizio secondo il quale la caccia sarebbe di per sé un fattore catastrofico per la conservazione degli uccelli.
Le precisazioni
Andando per ordine, la prima violazione comunitaria riguardante le 20 specie che la LIPU definisce in cattivo stato di conservazione e in assenza di piani di gestione adeguati: in quattro casi (allodola, coturnice, tortora selvatica e moriglione) i piani di gestione, approvati dalla Conferenza Stato-Regioni, sono stati gradualmente attuati prevedendo fin dalla loro applicazione un contingentamento, in alcuni casi superiore al 50%, del numero dei capi prelevabili in ogni singola regione italiana. La LIPU sembra dimenticarsi che il mondo dei cacciatori a oggi è il principale protagonista dell’obbiettivo primario dei piani di gestione, cioè la realizzazione dei miglioramenti ambientali, attraverso iniziative private e per mezzo dei fondi degli ATC, quindi con soldi dei cacciatori.
Citazioni senza senso
Curiosa (forse casuale?) la citazione degli articoli della direttiva, tra cui spicca l’articolo 2, che stabilisce che gli Stati membri mantengano e adeguino (non proteggano) le popolazioni di uccelli selvatici in base alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur tenendo conto di quelle economiche e ricreative. Quindi le culture dei popoli (tra cui vi è la caccia) sono un fattore da tenere in considerazione nelle scelte degli Stati membri sulla gestione degli uccelli. Ancora più sconcertante la citazione dell’articolo 3 paragrafo 1 che riguarda proprio il mantenimento e la ricostituzione degli habitat per gli uccelli, come sopra citato, un’attività in cui i cacciatori, e non certo la LIPU, si stanno impegnando a proprie spese (fonte: Federcaccia).