La LAC, dopo aver presentato ricorso contro il nulla, ovvero contro il fatto che la Regione non ha sospeso la caccia (prima che apra) per lo stato di siccità, l’11 agosto ha notificato un altro ricorso impugnando il calendario venatorio della Lombardia. Il ricorso si discuterà l’8 settembre (insieme a quello per la siccità) e ovviamente la LAC ha chiesto la sospensione del prelievo di tutte le specie cacciabili. Il ricorso si fonda su supposizioni e circostanze ben lontane dalla realtà e presenta ai giudici una ricostruzione che, per non rischiare querele, ci si limita a definire falsa.
1) La LAC sostiene che la Regione non abbia adottato il calendario con atto amministrativo, ma con legge del 2004. Ormai sono dieci anni che lo stesso TAR respinge questo motivo di ricorso perché infondato… Del resto lo stesso ricorso contro il calendario dimostra che il calendario è adottato con atto amministrativo…
2) Addirittura secondo la LAC il calendario sarebbe stato adottato SENZA PARERE ISPRA (ricevuto dalla Regione ai primi di aprile…): paradossale che poi si lamenti che ci sia stato uno scostamento (UNO).
3) La LAC genericamente contesta che la Regione avrebbe previsto l’apertura generale al 18 settembre, mentre ISPRA avrebbe dato indicazione per il 1 ottobre: il calendario è noto che invece preveda un’apertura parziale al 18 settembre, e l’apertura generale al 1 ottobre.
4) Secondo la LAC la Regione, dopo aver previsto la sospensione del prelievo di 5 specie, avrebbe previsto riduzione di carniere solo per codone, merlo e beccaccia, dimenticandosi di quaglia e allodola e tacendo che ISPRA non ha dato indicazioni di riduzione di carniere per le altre specie rimaste cacciabili (che comunque hanno limiti di carniere ben noti, dalla stanziale a tutte le specie di migratoria.
5) La LAC lamenta che la Regione abbia autorizzato tutti i cacciatori a prelevare 2 capi di stanziale e 30 di migratoria tutti i giorni per l’intera stagione, autorizzando così i cacciatori Lombardia ad abbattere almeno 90 milioni di capi per ciascuna specie! (il che è ridicolo): nella ricostruzione della LAC ogni cacciatore lombardo nello stesso giorno potrebbe infatti prelevare 30 capi per specie di piccola migratoria e 10 capi per ogni specie di limicoli e anatidi, oltre alla stanziale e due beccacce!!!
6) La LAC addirittura sostiene che la Regione non abbia effettuato nessuna istruttoria sullo stato di conservazione delle specie cacciabili e sullo storico dei carnieri, ma produce nel suo ricorso le tabelle elaborate dalla Regione proprio su tali punti e ricognitive dei carnieri dal 2002 al 2020! E ovviamente tace il fatto che il calendario sia stato sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale, per cui la compatibilità delle previsioni è stata approfonditamente valutata anche con riguardo ai siti di Rete Natura 2000.
7) La stessa LAC usa poi i dati dei prelievi pluriennali della Regione per sostenere che il calo dei prelievi dipenda dalla diminuzione delle specie: se non che è ovvio che se in 20 anni si sono dimezzati i cacciatori, si sono dimezzati i prelievi stagionali…
Alla fine l’unico motivo di ricorso in cui la LAC lamenta lo scostamento dal parere di ISPRA riguarda la chiusura a Sassello e Cesena: prevista per il 20 gennaio e non per il 10 come suggerito da ISPRA… Il resto è solo e soltanto presentazione errata e distorta della programmazione venatoria lombarda, volta ad ottenere la chiusura di ogni forma di prelievo venatorio sebbene l’unico motivo concreto di ricorso riguardi 10 giorni di caccia di sassello e cesena a gennaio. Federcaccia Lombardia l’8 settembre sarà al TAR con i suoi legali, al fianco della Regione, per dare ai Giudici il corretto quadro normativo e regolamentare in cui la caccia si svolge in Lombardia. Al momento comunque sia l’addestramento cani che la preapertura, ove prevista, partiranno come da calendario (fonte: FIDC).