La stagione venatoria 2015-2016 è ormai giunta alla sua conclusione e la Lega Abolizione Caccia (LAC) si è detta fiduciosa del fatto che una sperimentazione di cui si sta parlando parecchio in questi ultimi giorni potrebbe condizionare il futuro della caccia nel nostro paese, soprattutto quella al cinghiale, un argomento che sta facendo discutere. Si tratta della pillola anticoncezionale sperimentata nel Parco Regionale della Maremma, una novità che dovrebbe riguardare gli ungulati presenti nell’area protetta.
Questo farmaco è stato scoperto da una ricercatrice italiana, Giovanna Massei, e i risultati dei test sarebbero incoraggianti. Volendo essere ancora più precisi, la pillola viene assunta dai cinghiali insieme al cibo che normalmente mangiano, attraverso dei dispenser posizionati in alcune zone del parco. La LAC ha sottolineato la convinzione dei ricercatori in merito alla drastica riduzione della riproduzione di questo animale, un calo della popolazione che potrebbe convincere altre aree protette.
Nella nota della Lega, inoltre, si fa riferimento ai possibili vantaggi per il settore agricolo e la sicurezza stradale, con la conseguente abolizione della pratica della caccia, la quale non avrebbe più senso. L’aumento dei cinghiali in Italia è un dato di fatto, tenuto conto della riproduzione di questi animali (secondo la LAC, la pressione venatoria ha fatto che si ripetesse più volte nel giro di un unico anno) con una crescita esponenziale e senza controllo. La pillola anticoncezionale viene dunque definita un “banco di prova decisivo”, in particolare per i politici e gli amministratori locali, anche perché dovranno assumersi delle responsabilità in base alle decisioni adottate.
Secondo la Lega, bisogna capire se stare dalla parte di agricoltori e cittadini comuni oppure da quella dei cacciatori. Nel comunicato si rimarca anche come la sperimentazione potrebbe far capire se la caccia al cinghiale praticata finora nel nostro paese sia stata davvero necessaria per il contenimento della popolazione selvatica oppure se sia stata uno dei motivi principali della proliferazione, a tutto vantaggio (economico) dei cacciatori. La LAC ha chiesto espressamente alla Regione Marche di testare quanto prima il farmaco.
Si sta parlando di una sperimentazione all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e nei Parchi Regionali di Frasassi e Gola della Rossa e del Conero: in pratica, la nota fa riferimento alle aree protette in cui da anni si pratica da diversi anni la caccia di selezione al cinghiale. La discussione sulla gestione degli ungulati si arricchisce dunque di un nuovo spunto e non mancheranno di sicuro le repliche da parte delle associazioni di categoria chiamate in causa.
Che fenomeni questi della LAC!!!
Perchè allora non sperimentare con i Cinghiali altri metodi aticoncezionali come,la spirale, il diaframma, oppure il preservativo???
Come diceva Totò “ma mi faccia il piacere”
un saluto
siamo arrivati alla frutta. povera Italia !!