Arci Caccia Friuli Venezia Giulia ha diffuso i dati relativi a un’analisi allarmante sui cacciatori regionali. Oltre all’aumento dell’età media, infatti, bisogna fare i conti con lo scarso interesse delle giovani generazioni e la selvaggina che finisce nelle altre regioni, Veneto in primis. Non è un caso, infatti, se nei boschi friulani ci siano 300 cacciatori non residenti, visto che è stato eliminato l’obbligo di residenza per l’associazione alle riserve locali. I numeri sono presto detti.
L’età media dei cacciatori friulani è attorno ai 60 anni, mentre quelli che hanno meno di 30 anni rappresentano appena il 2% del totale. Molto più ampia è la percentuale delle persone di età compresa tra i 45 e i 65 anni (46%). Il ricambio generazionale non esiste, il dato è eloquente, anche se non mancano le proposte e i suggerimenti. Secondo Arci Caccia, comunque, la massiccia presenza di cacciatori extraregionali è pericolosa, dato che queste persone potrebbero essere interessate ai prelievi venatori, ma non al territorio che li circonda.
I non residenti hanno la possibilità di cacciare a vita in Friuli versando le quote associative delle Riserve, mentre negli anni passati tutto questo non era possibile. Ecco perchè l’associazione pretende una maggiore tutela, proponendo l’attuale sistema delle riserve a numero chiuso e valorizzando i permessi annuali, cercando in un modo o nell’altro di sopperire alle assenze. Per i residenti, invece, è stata suggerita la qualifica di socio con diritto di precedenza per quel che riguarda l’accesso all’area di competenza.