Lo scorso 5 aprile, dunque poco meno di una settimana fa, la Corte Costituzionale si è pronunciata sulle disposizioni relative alla caccia in deroga nelle Marche. In particolare, i giudici sono stati chiamati a valutare la legittimità costituzionale della Legge Regionale 7 del 2015 dopo un ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La modifica regionale prevedeva il prelievo in deroga dello storno nei territori in cui è necessario proteggere alcune coltivazioni specifiche.
Questa condizione è stata definita troppo generica e priva di limiti temporali e di spazio, mentre la Regione Marche ha insistito sul fatto che la norma fosse in linea con qualsiasi prescrizione. La Corte ha dato ragione al Consiglio dei Ministri a distanza di quasi tre anni, sottolineando proprio la natura eccezionale che la caccia in deroga dovrebbe avere nel nostro paese.
L’articolo 1 della legge regionale è stato quindi dichiarato illegittimo dal punto di vista costituzionale, una sentenza che farà sicuramente discutere il mondo venatorio e che avrà inevitabilmente delle ripercussioni. Tra l’altro, i giudici non hanno dato alcuna importanza alla questione delle vegetazioni produttive e alla cacciabilità degli storni motivata dal pericolo che hanno corso, corrono e correranno le coltivazioni marchigiane. Ora si attendono le repliche delle associazioni venatorie regionali.