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Nella scrittura di Zanesi è sempre forte il gioco della memoria. Che genera vecchie pellicole ingiallite, rumorose di vita o di ovattati silenzi. Il ricordo del padre in guerra, un’angoscia notturna, l’Armaiolo Tosi. Assenze, timori, dolori che fasciano i fatti e gli oggetti di un velo malinconico. Che si esprimono in un linguaggio ben nutrito di classici eppure colloquiale e caldo, sciolto e moderno. Anche la caccia, gli ambienti, il volo di una moretta, il fruscio di un canneto, paiono pescati dal profondo di un padule limaccioso. I ricordi impigliati nella rete delle emozioni, fatti che si ignora se siano usciti da un sogno sfocato o dal tempo. I cani, le beccacce, la lepre dalla zampa atrofizzata. Pretesti per parlarci di questo strano rapporto che l’autore ha con la morte. Degli animali e degli uomini. Una morte che colpisce per caso o che a volte passa sfiorandoti come lontanissima. Ma che decanta, come emozioni troppo rapprese, verso un senso più positivo della vita. Che è donna.
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La necessità di acquisire un livello di conoscenza sempre maggiore attraverso la raccolta di dati e informazioni utili è diventato un elemento imprescindibile per la gestione del patrimonio avifaunistico del Paleartico Occidentale. A tal riguardo è stato pubblicato questo lavoro...
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