Nei giorni scorsi il presidente di Cia-Agricoltori, Dino Scanavino, ha portato al Mipaaft, dal ministro per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, le proposte per la modifica della legge 157/92 sulla gestione della fauna selvatica. Dopo la presentazione in Camera e Senato, è ora sul tavolo del ministro Centinaio la riforma radicale di una normativa ormai obsoleta.
Sette i punti chiave elaborati da Cia per risolvere l’emergenza ungulati, che troppi danni ha causato all’agricoltura italiana. Senza dimenticare i problemi che ricadono su ambiente e salute, oltre agli episodi di incidenti stradali sempre più frequenti e alle minacce alla sicurezza dei cittadini nelle aree urbane. Ecco i 7 punti nel dettaglio:
1-Sostituire il concetto di protezione e conservazione con quello di gestione della fauna selvatica: se nel passato a prevalere era il rischio di estinzione di alcune specie, oggi occorre trovare un equilibrio con le caratteristiche ambientali, ma anche produttive e turistiche dei diversi territori.
2-Ricostituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato tecnico faunistico venatorio, a cui dare le competenze oggi divise in diversi ministeri.
3-Distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria, garantendo l’effettiva partecipazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività; le procedure di programmazione devono essere semplificate e armonizzate con le Direttive europee.
4-Non delegare le attività di controllo della fauna selvatica all’attività venatoria, ma prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia, per essere impiegato dalle autorità competenti in convenzione.
5-Rafforzare l’autotutela degli agricoltori sui propri terreni, in modo che siano autorizzati ad agire in autotutela, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento.
6-Prevedere un risarcimento totale del danno subito dagli agricoltori causato da animali di proprietà dello Stato, superando la logica del ‘de minimis’, con procedure e tempi omogenei sul territorio, con la gestione affidata alle Regioni.
7-Rendere tracciabile la filiera venatoria per la sicurezza e la salute pubblica, partendo dalla presenza di centri di raccolta, sosta e lavorazione della selvaggina idonei e autorizzati in tutte gli areali di caccia.