Qualche mese fa la Corte di Cassazione si è espressa sul ricorso di un uomo contro la condanna per l’omessa diligenza nella custodia di armi e munizioni. A distanza di tempo i giudici hanno chiarito il loro punto di vista. La sentenza è stata impugnata a causa della prescrizione: questa persona era stata condannata a sette mesi di reclusione e a Piazza Cavour i legali hanno fatto leva su tre aspetti. Anzitutto, gran parte delle cartucce incustodite sono state trovate in un luogo che non è nella disponibilità esclusiva dell’uomo, ma di suo padre.
Inoltre, è stato spiegato come la canna di fucile non possa essere considerata il provento di un reato, ma semplicemente la parte di un’arma alterata. In aggiunta, il casolare in cui si trovavano le armi era dotato di una apprezzabile protezione dalle incursioni di soggetti estranei. Il ricorso è stato accolto. La Cassazione ha ricordato un precedente particolare, cioè l’annullamento di una condanna per una pistola avvolta in un panno col caricatore scarico e sistemata sopra un armadio.
In questo caso il casolare era chiuso bene e non sono state accertate le situazioni secondo cui l’omessa custodia viene sanzionata in maniera autonoma. Altre sentenze avevano assolto imputati che si erano comportati allo stesso modo, precedenti importanti e di cui non si è potuto non tenere conto. La prescrizione (5 anni), infine, ha inciso sulla decisione dei giudici della Corte Suprema.