La Calabria è invasa da oltre 300.000 cinghiali che approfittano delle restrizioni legate all’emergenza coronavirus per cercare cibo indisturbati per le strade delle città. Un fenomeno straordinario dal punto di vista ambientale e faunistico, ma che in Calabria si è trasformato in un’emergenza soprattutto per i campi coltivati. Uno degli ultimi avvistamenti è stato registrato a Soverato, cittadina turistica della costa ionica più volte meta di questi animali selvatici. Anche in questo caso, in piena emergenza Covid-19, il cinghiale ha percorso le strade della città e la spiaggia, prima di fare rientro tra i boschi delle vicine montagne.
Non è la prima volta che accade, ma Coldiretti Calabria ha sottolineato tutti gli effetti negativi di queste invasioni che si moltiplicano, così come cresce il numero di questi mammiferi. “Nell’ultimo anno – evidenzia all’AGI Fabio Borrello, presidente provinciale Coldiretti Catanzaro – sono stati autorizzati 3.500 abbattimenti nel periodo di caccia aperto da settembre a dicembre. Quindi solo circa l’uno per cento dei capi presenti. Per questo sono stati autorizzati i selezionatori, cacciatori incaricati di abbattere cinghiali anche fuori dalla stagione di caccia.
Nel pieno della loro attività, però, è intervenuta l’emergenza Covid-19 e le restrizioni hanno bloccato questo tipo di attività. Il risultato drammatico è che i cinghiali si riproducono rapidamente e la situazione è completamente fuori controllo”. L’area centrale della Calabria, con le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone è proprio una delle più colpite da questo fenomeno: “Questa presenza incontrollata crea rilevanti danni alle coltivazioni – spiega Coldiretti – e causa di problemi sanitari, compreso sulle strade dove sono motivo di incidenti.
La situazione è sfuggita di mano, le piantagioni vengono devastate e per un imprenditore agricolo tutto questo rappresenta un colpo irrecuperabile in una economia già segnata dalle restrizioni in atto”. “Per il Covid – sottolinea Coldiretti – tutto si è fermato e non ci sono risultati positivi nel contrasto a questo fenomeno, considerato anche che il cinghiale non ha un vero e proprio antagonista in natura”. Davanti a migliaia di cinghiali, spesso avvistati in gruppo con la numerosa cucciolata al seguito, le proposte della Coldiretti sono quelle di “modifica delle norme regionali che risalgono a ventidue anni fa e che erano state pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico e che oggi evidentemente si sono dimostrate non più idonee”.
Abbiamo chiesto di allungare il calendario venatorio – afferma ancora il presidente Borrello – autorizzando anche gli imprenditori agricoli muniti di permesso di caccia a sparare all’animale selvatico che invade le coltivazioni”. Da anni le associazioni di categoria chiedono interventi concreti, ma il Covid19 ha assestato il colpo definitivo alla riproduzione incontrollata, con danni incalcolabili all’economia agricola e alla sicurezza stradale”.