-Quali sono le strategie più utilizzate dai cacciatori per tutelare la biodiversità?
“Una delle principali attività dei cacciatori in questo momento consiste nell’essere in prima linea nella lotta al bracconaggio, una delle piaghe che incidono sulla conservazione della biodiversità. Lo fanno, ad esempio, attraverso le denunce. Il cacciatore ha anche l’obiettivo della conservazione delle specie, e svolge altre attività come la caccia di selezione, la pulizia dei sentieri e tutte le attività di pulizia dell’ambiente, che Fondazione UNA ha tra i suoi obiettivi. Spesso i cacciatori sono anche dei ricercatori, perché partecipano ai censimenti e forniscono dati che servono a tenere sotto controllo lo stato di salute delle specie animali”.
-In che modo possono aiutare l’UE a raggiungere i suoi obiettivi per il 2030?
“Grazie a queste attività concrete, i cacciatori sono nella scia degli obiettivi dell’Unione Europea. Inoltre, secondo me, il cacciatore deve anche essere in prima linea nella comunicazione. Il cacciatore sta spesso in difesa, mentre la maggior parte della gente pensa che l’attività venatoria sia contro la biodiversità: cosa non vera. L’Europa non cita la caccia tra le cause di perdita della biodiversità: il cacciatore ne è consapevole, ma deve dirlo con più forza. L’impegno del cacciatore deve essere anche politico. Io credo che il cacciatore possa anche insegnare molto alle nuove generazioni. Insegnamenti che devono avvenire in un’ottica sostenibile, senza estremismi” (Torcha).