Oggi presentiamo ai lettori la testimonianza di una giovanissima cacciatrice appassionata di springer spaniel e che spesso pratica la caccia all’estero. La presenza di territori ancora poco urbanizzati e l’assenza di normative stringenti quali quelle che regolano l’attività venatoria in Italia rendono la caccia all’estero altamente interessante per molti cacciatori italiani. Ma cosa rende veramente speciale la caccia oltre i confini nazionali? Scopriamolo insieme a Laura Grotti. “Ho 24 anni, vado a caccia da cinque e posso dire trattarsi di una passione di famiglia; sono diventata col tempo una cacciatrice. Da piccola, spesso, andavo con mio padre a vedere le prove di lavoro e mi affascinavano molto i cani da caccia; cosi, intorno agli undici anni, decisi di provare anch’ io a mettermi in gioco con il breton di mio nonno; nonostante mi divertii molto, dopo due sole gare smisi. Fu dopo tre anni che capii il perché: quella non era la razza giusta per me. Quando finalmente cominciai a portare fuori e quindi conoscere bene gli springer spaniel, emerse tutta la mia passione per questa razza e di conseguenza per la caccia.
Partendo dalla caccia con gli springer, conobbi tutte le altre tipologie di caccia e non appena ne ebbi la possibilità, presi il porto d’armi e la mia avventura ebbe inizio. Gli springer sono la razza giusta per me, ti danno quell’adrenalina che credo nessun’altra razza possa dare, grazie al loro modo di essere unico, sempre attivi e pronti all’azione, a quell’instancabile movimento che li rende gioiosi in ogni cosa che fanno, sempre pronti ad affrontare ogni tipo di terreno ed ogni tipo di selvaggina. La cosa che amo di più negli springer è sicuramente il collegamento con il conduttore; ogni cosa la fanno con lo scopo di compiacere il conduttore: fieri della selvaggina recuperata, la portano al cacciatore guardandolo con gli occhi di chi è pronto a soddisfare un nuovo desiderio. Possono buttarsi in un mare di rovi o in un lago gelato per il proprio conduttore senza pensarci due volte, solamente perché tu glielo hai chiesto. Una grande esperienza che la passione per la caccia mi ha portato a vivere sono i viaggi all’estero, più precisamente in Ungheria.
La caccia che ho praticato in questi territori è quella ad oche ed anatre, proprio l’unica caccia che in Italia non ho mai avuto l’occasione di provare. Il bello è proprio questo: fare esperienze nuove ed uniche nel suo genere; e credo che per un cacciatore non vi sia esperienza più bella. Tipicamente, il viaggio si compone di quattro giorni in cui mi ritrovo immersa nella mia più grande passione, senza dover pensare a nient’altro che andare a caccia, alzarmi alle 3 o alle 4, avvolta da un freddo che però non si fa sentire, grazie all’adrenalina che raggiunge i massimi livelli.
La prima volta in cui mi sono recata in Ungheria a caccia sono rimasta talmente a bocca aperta da scordarmi quasi di sparare: arrivarono le prime oche e rimasi talmente esterrefatta di fronte alla loro grandezza e bellezza da rimanere immobile a guardarle soltanto. Quando mi decisi a sparare era ormai passato il momento giusto per farlo: ovviamente l’oca era talmente grande da sembrarmi vicinissima, quando invece si trovava in zona assolutamente distante dal tiro utile. Ma non mi importava: ero a mille chilometri da casa, immersa nel verde delle pianure ungheresi, c’era un silenzio naturale e la città era lontanissima; tutto ciò che dovevo fare era godermi il momento. E il bello della caccia all’ estero è proprio questo: lasci la tua vita a casa e porti solo la tua passione con te.”