Sono appena tornato dall’Ungheria, un viaggio che Bruno Modugno, Goffredo Grassani ed alcuni altri amici fanno da 26 anni, io mi sono aggregato al gruppo ormai da circa 10 anni. Andiamo per l’apertura della caccia ai maschi di capriolo. Ancora una volta in soli tre giorni di caccia, 6 uscite in tutto tra mattina e pomeriggio, tutte le quote a forfait sono state ampiamente completate, alcuni di noi hanno raddoppiato la propria quota, tirando ben 6 caprioli ed alcuni altri dopo i primi 3 caprioli si sono dedicati al prelievo di un capo da medaglia. Ad ogni uscita assistiamo ad un vero e proprio trionfo della natura, contiamo non meno di 60 o 70 caprioli per uscita, avendo in tal modo l’opportunità di scegliere accuratamente i capi da prelevare: lepri e fagiani si incontrano a iosa e di tanto in tanto ci capita di vedere dei cinghiali che sembrano delle piccole utilitarie con le difese. Queste scene si ripetono per tutte le uscite che facciamo.
Allora qual è la differenza con il nostro paese? Naturalmente anche lì e forse più che da noi l’agricoltura riveste un carattere importantissimo, le culture sono a perdita d’occhio e quindi anche gli eventuali danni che gli animali possono arrecare potenzialmente sono importanti. La chiave di volta è quindi soltanto una: la caccia è un’importante risorsa economica per il paese!
Per queste ragioni gli animali selvatici vengono gestiti in maniera impeccabile e del tutto intelligente: la “potatura” dei capi, affinché la specie si sviluppi nel migliore dei modi, la fanno fare ai cacciatori stranieri a fior di quattrini. Se ci pensiamo bene sono riusciti a quadrare il cerchio. A loro rimane il “capitale” con soggetti sempre migliori e in un numero corretto per lo sviluppo dei sistemi ambientali e quelli da togliere li vendono creando economia, turismo e indotto economico. D’altra parte cacciatori italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, solo per citarne alcuni, fanno la fila per poter andare a caccia in un paese che rappresenta un modello nella gestione del territorio e delle specie selvatiche e che possiede gli esemplari più belli d’Europa.
Appena tornato, quasi per ironia della sorte, nel mio distretto di caccia è previsto un censimento. Ancora con gli occhi pieni delle meraviglie Ungheresi Sabato mattina mi presento per firmare il registro e prendere la mia scheda di osservazione.
Un sospetto di capriolo in mezzo al grano e qualche scrofa con i piccoli ancora in “pigiama” sono stati i risultati della mia posta e di quelle vicino a me, e per carità non ci lamentiamo affatto, almeno qualcosa l’abbiamo vista.
Fintanto che nel nostro paese gli animali selvatici rappresentano da un canto una bandiera degli animalisti che irresponsabilmente ritengono che la non gestione e l’anticaccia siamo la soluzione. Dall’altra partegli stessi animali, per il mondo dell’agricoltura, sono soltanto una fonte di danno e quindi ne è auspicabile l’eradicazione.
A questo punto siamo noi che dobbiamo spiegare, dimostrare, far capire alla società civile e al mondo politico che la caccia moderna è una risorsa per il territorio, per l’ambiente e per l’economia. Soltanto così possiamo salvarci e affidare ai nostri figli un ecosistema migliore salvaguardando la biodiversità.
In bocca al lupo a tutti.
Federico Cusimano