Anna Seidman del Safari Club International ha spiegato che “la caccia sostenibile non porta le specie verso l’estinzione come molti gruppi anti-caccia vorrebbero far credere al mondo. Al contrario, la caccia sostenibile prevede incentivi economici per la conservazione della fauna selvatica. Ad esempio, è stata la caccia che ha portato alla ripresa del blesbok in Sudafrica dai minimi di popolazione di meno di 2.000 animali nei primi anni del 1900 a più di 250.000 di oggi. Allo stesso modo, la possibilità di cacciare legalmente e in modo sostenibile rinoceronti bianchi ha consentito il loro recupero da una manciata nel 1900 a più di 20.000 di oggi”.
Anna Seidman ha presentato il caso di studio del Botswana, che è stato pioniere della conservazione basata sul coinvolgimento della comunità locale, con la caccia che fornisce l’incentivo economico alla sua partecipazione. La natura ha prosperato e la qualità di vita delle popolazioni è aumentata. Ma nel 2014, il presidente del Botswana ha vietato la caccia e le conseguenze sono già avvertite. Le organizzazioni basate sulle comunità sono fallite, posti di lavoro sono andati perduti e le fonti di reddito si sono prosciugate. Ma, soprattutto, l’atteggiamento positivo della gente verso la fauna selvatica sta scomparendo.
Il presidente dell’Intergruppo Biodiversità, Caccia e Ruralità del Parlamento Europeo, Karl-Heinz Florenz ha concluso dicendo che: “Abbiamo imparato oggi che ci sono fattori culturali ed economici da prendere in considerazione, così come le esigenze delle comunità locali, senza perdere di vista il principio di un uso sostenibile. CITES offre un solido quadro scientificamente fondato per la governance del commercio di fauna selvatica, che riconosce anche la sussidiarietà, un fattore importante per garantire il sostegno dei Paesi di origine dei prodotti della fauna selvatica. Invitiamo la Commissione europea a preparare un buon rapporto, riconoscendo le complessità che sono state evidenziate oggi, prima di presentarlo in commissione ENVI”. (Fonte Face)
Approfondimenti
La CITES è la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche (CITES) che regola le esportazioni internazionali e le importazioni di esemplari di animali selvatici, tra cui trofei di caccia, a livelli sostenibili. CITES ha attualmente 180 aderenti, tra cui l’UE e i suoi Stati membri. Il commercio internazionale di trofei è regolamentato ai sensi della presente convenzione, così come alla caccia è riconosciuto di avere un impatto positivo sulla conservazione della fauna selvatica.
Nella caccia ai trofei, i capi di selvaggina abbattuta hanno un grande valore. In Africa sono presenti tariffe elevate per le specie da “trofeo” a fronte di un basso volume di prelievo, come parte di un programma regolato dal governo, dalle organizzazioni basate sulle comunità locali, dalle ONG, o da altri organismi legittimi.
La CITES fornisce una base giuridica per la caccia ai trofei, riconoscendo la distinzione tra l’uso sostenibile rigorosamente disciplinato e lo sfruttamento illegale di fauna selvatica legato alla criminalità organizzata internazionale. Per esempio, come conseguenza dei vantaggi per la conservazione del rinoceronte nero (Diceros bicornis) come trofeo di caccia, la CITES consente ai trofei di essere importati ed esportati, che è l’unico commercio permesso di questa specie.
Nei territori dove la caccia è stata impedita, le specie sono diminuite. Per esempio, in Kenia, a causa del divieto di caccia (e altri modi di utilizzare animali selvatici a scopo di lucro), in vigore dal 1977, il Paese ha perso tra il 60 e il 70 per cento dei suoi grandi animali selvatici. Di conseguenza, la domanda può essere soddisfatta solo attraverso il mercato illegale, che si basa principalmente sulla uccisione di rinoceronti dai bracconieri per le corna. Il divieto alla caccia ai trofei nel 2014 in Botswana evidenzia similmente che sta avvenendo un aumento del bracconaggio.
La maggior parte degli Individui cacciati (ad esempio il 96% in Sud Africa nel 2012) sono spesso appartenenti alle specie più comuni e abbondanti. Gli autori del recente studio dal titolo “Vietare la caccia ai trofei aumenterà la perdita di biodiversità”, sostengono che dove le strutture politiche e di governo sono adeguate, la caccia ai trofei può aiutare ad affrontare la continua perdita di specie. La caccia ai trofei può inoltre finanziare reintroduzioni, come ad esempio è avvenuto per lo Gnu nero (Gnu gnou) e il rinoceronte bianco meridionale (Ceratotherium simum simum) in Sud Africa.
( 28 gennaio 2016 )
Federcaccia