Non c’è bisogno di presentare il marchio Konus: nel corso degli ultimi anni i tanti prodotti ottici di quest’azienda italiana che fa realizzare i suoi progetti nelle zone vocate a tale specificità, si sono diffusi a macchia d’olio grazie al criterio che va sotto al nome di rapporto costi e benefici. La clientela, e parliamo in particolare di quella che più conosciamo, quindi cacciatori e osservatori di montagna, si è avvicinata prima con una certa titubanza poi dando maggior fiducia ai prodotti come binocoli e ottiche da puntamento a cui si erano affiancati i lunghi da osservazione. Proprio un esemplare dell’ultima versione di tale tipologia ci è stato affidato per una prova sul campo e qui diamo le nostre impressioni.
La confezione è una robusta e capiente scatola di cartone lucido: sul coperchio spicca il marchio, sui fianchi il nome del modello e le principali caratteristiche, quei 20-60×80 riferiti ai valori di ingrandimento e al diametro in mm delle lente frontale. Dall’interno estraiamo per primo il corposo cannocchiale: le misure sono ragguardevoli, il peso non ancora eccessivo, l’aspetto decisamente accattivante all’occhio e al tatto con un colore grigio verde opacizzato su cui spicca il marchio di fabbrica mentre la superficie appare gommata e offre una presa sicura alla mano.
Si aggiungono parti in materiale sintetico rigido di colore nero come il coperchio di riparo per la lente dell’obiettivo e il tubo paraluce estraibile, lo zoccolo di aggancio al cavalletto con il cerchio entro cui l’ottica può ruotare per ottimizzare la posizione dell’oculare angolato, dotato di una robusta protezione a tubo, il rivestimento del blocco posteriore, il cilindretto corrugato per la messa a fuoco. Detto per sommi capi del pezzo di sostanza osserviamo ora la congrua dotazione di accessori: si parte da un treppiede snodato a base molto larga, adatto per sorreggere senza rischi la massa del cannocchiale, cui si aggiunge un supporto per applicare all’oculare il telefonino realizzando immagini di sicuro effetto. Completa la dotazione una borsa da trasporto con tracolla.
La prova in poligono e quelle in montagna
Ospiti di Giorgio Rosso del poligono di Carrù (347 96 92 677), che ringraziamo per la sua costante disponibilità, sistemiamo il Konuspot-80 sul bancone di tiro: risultano evidenti la sua notevole massa e il conseguente ingombro, ma una volta sistemate le nostre cose, la rotazione dell’ottica sul proprio asse consente di avere l’oculare alla giusta distanza quando si spari, evitando di perdere la posizione; tutto più normale disponendosi al ruolo di osservatore quando a sparare sia un amico. Il tubo paraluce evita qualsiasi riflesso e la ruota godronata per la determinazione degli ingrandimenti si muove con regolarità e senza impuntamenti che farebbero perdere la centratura sul bersaglio. Come in tutte le ottiche a forti valori ci si acconcia a bilanciare amplificazione d’immagine e luminosità, specie se si tratta di rilevare il foro di un piccolo calibro a 300 m, finito magari in una zona nera del bersaglio. Siamo piacevolmente stupiti della resa, favorita certo dal cielo terso e dall’aria limpida della giornata che concorrono a far risaltare le prestazioni: le condizioni climatiche lasciano spazio all’impiego dei 60x , pur se i 30x alla fin fine risultano la media ottimale per non stancare l’occhio riuscendo a percepire quanto di nostro interesse. Possiamo a questo punto dichiarare concluso positivamente l’esame poligono.
Passiamo quindi ad accompagnare nostro figlio Mario in montagna dove ha in assegnazione un maschio di camoscio: diciamo subito che il buon esito finale non ci ha visti presenti per una serie di motivi che non stiamo qui a esporre, ma gli spostamenti qua e là per la Val di Susa, anche svincolati dalla caccia, hanno permesso interessanti verifiche sulla funzione del Konuspot-80. Le immagini a corredo di questo scritto daranno un chiaro esempio di che cosa sia possibile ottenere da tale ottica: se dobbiamo indicare qualcosa di poco favorevole per la caccia in montagna diremo subito il peso e le dimensioni che nello zaino, già occupato da altre attrezzature, vestiario e cibarie (pochissime per la verità) ingombrano notevolmente. Altro discorso se le finalità sono di osservatore in accompagnamento al cacciatore per cui la capienza maggioritaria del nostro zaino è destinata al lungo.
Le osservazioni si sono svolte a più riprese e partendo dalle primissime ore di luce: nella Val di Susa ci siamo dedicati a panorami con sfondi ampi, come nel caso delle Grange della Valle, prossime al Rifugio Levi Molinari, o alle superstiti torrette di artiglieria del Forte dello Chaberton, riprese all’imbrunire da una distanza di oltre 7 km, piuttosto che un paio di camosci molto tranquilli a circa 280 m da noi. In questi ultimi due casi ci siamo destreggiati con alterna fortuna nell’impiego fotografico del telefonino: non siano molto bravi, ma qualcosa di bello pare ne sia sortito. Di sicuro con altra manualità i risultati sarebbero ben superiori, ma anche così il Konuspot ha fatto valere le sue ragioni.
Approfittando di un amico, tecnico raffinato di un osservatorio astronomico, e della sua conoscenza delle ottiche, gli abbiamo commissionato un esame sulla valenza del Konus e questo è il responso che va di pari passo con l’osservazione della mostrina che alleghiamo alla serie di fotografie del cannocchiale. “L’immagine di diffrazione monocromatica è abbastanza regolare su tutto il campo al massimo ingrandimento. Forse ci potrebbe essere un accenno di astigmatismo, ma appena visibile. Visibile c’è un po’ di distorsione, come si nota dall’immagine: questo modo di risoluzione non è ottimale per la distorsione, ma di più si può ottenere solo smontando l’ottica e non è certo il caso. C’è un po’ di sbilanciamento nella cromatica laterale visibile al bordo. Questo per la qualità dell’immagine che è assolutamente accettabile in un cannocchiale di simile costo.”
Per dirla in termini elementari: il rapporto costi benefici è estremamente positivo con una quotazione al pubblico davvero eccezionale e una resa sul campo ampiamente favorevole.