Non credo che esista un cacciatore, tiratore o semplice appassionato d’armi da fuoco e di storia contemporanea, che non abbia mai sentito parlare di John Moses Browning. L’uomo, il genio, l’inventore che direttamente o indirettamente ha legato il suo nome a tutte le più importanti invenzioni in campo armigero del ventesimo secolo.
Di Marco Benecchi
John Moses Browning nacque il 23 gennaio 1855 a Ogden, nello Utah. Era uno dei 22 figli di Jonathan Browning (nato il 22 ottobre del 1805!) che, da buon Mormone, aveva tre mogli. Il giovane John Moses aveva nobili origini per quanto riguarda la fabbricazione delle armi, perché suo padre era un notevole armaiolo che aveva già introdotto diverse innovazioni in questo campo. Da bambino John trascorreva parecchio tempo nel laboratorio del padre e conosceva già il nome di tutte le parti di un’arma prima ancora di aver imparato l’alfabeto. Già all’età di sei anni fabbricava accessori da pesca con rottami di ferro, che martellava su un banco da lavoro in miniatura costituito con una casa di legno. Il padre Jonathan Browning, peraltro famoso per la sua pazienza, non sempre riusciva a nascondere la sua irritazione di fronte ai continui “perché?” del piccolo John Moses, che lo disturbavano mentre stava lavorando. La vita di questo ragazzo tipico americano è ricca di aneddoti che lasciano intravedere, con anni di anticipo, il profilo di un geniale inventore di fama internazionale.
John Moses depositò il suo primo brevetto, quando aveva soltanto ventitre anni, per il “J.M. Browning Single Shot Rifle”. La stesura del testo del brevetto nella debita forma gli costò uno sforzo maggiore di quello che aveva dedicato all’invenzione stessa, e che consisteva in una semplificazione del meccanismo di percussione che aumentava la durata e la sicurezza. Nello stesso periodo Browning sposò Rachel Teresa Child, che fu la sua compagna per tutta la vita. Poco prima di morire suo padre gli cedette l’attività ed il giovane Browning, associatosi al fratello Matt (che non aveva mai azionato una macchina utensile) e con meno di mille dollari in banca trasformò la modesta bottega famigliare in una piccola fabbrica di armi con sette dipendenti. Lontana da qualsiasi centro urbano e senza capitali, l’azienda riusciva a malapena a sostenersi, finché la fortuna non contribuì a far conoscere l’inventore. Un rappresentante della ditta Winchester inviò ai vertici della sua azienda un’arma fabbricata dai fratelli Browning, da lui scoperta ed acquistata in un altro Stato, perché l’idea gli era sembrata interessante. Il rappresentante aveva davvero avuto un ottimo fiuto, perché il direttore generale della Winchester partì immediatamente per un lungo viaggio di oltre sei giorni verso il selvaggio West per incontrare i fratelli Browning. Stupito dal fatto di trovarsi di fronte a due ventenni che lavoravano in una bottega di campagna, fu però abbastanza perspicace da andare oltre le apparenze e di concludere immediatamente con loro accordi commerciali che proseguirono per diversi decenni.
Col passare degli anni, John Moses Browning accordò a diversi fabbricanti licenze per le decine d’invenzioni e di armi da lui messe a punto. Non è esagerato affermare che John Moses Browning ha inventato tutto quel che c’era da inventare nel campo delle armi da fuoco. Inoltre c’è da notare che, dall’inizio del secolo, la parte essenziale delle sue innovazioni tecnologiche non è stata né migliorata né soppiantata. Ciò dimostra l’alto grado di perfezione al quale Browning era arrivato dopo anni e anni di studi e prototipi. Ma la svolta decisiva alla già affermata Ditta Browning arrivò nel 1897, quando un altro perspicace direttore commerciale, venuto questa volta dalla Fabbrica Nazionale delle Armi di Guerra di Herstal (Belgio), notò una pistola Browning calibro 7.65 dal meccanismo di chiusura originale. La FN ottenne la licenza di fabbricazione e fu l’inizio di una collaborazione ininterrotta tra l’inventore, che abitava sulle rive del Grande Lago Salato e la fabbrica situata lungo la Mosa. Browning raggiunse l’apice della sua notorietà con il fucile da caccia semiautomatico Auto 5 (ancora oggi apprezzatissimo sia dai cacciatori sia dai collezionisti di tutto il mondo) che ebbe un considerevole successo commerciale, tanto che il geniale armaiolo decise che era giunta l’ora di organizzare una visita ad Herstal. Ma la sua fama, senza alcun dubbio, si suggellò con la messa in servizio di una delle sue più grandi creazioni: la pistola semiautomatica GP – HP calibro 9 mm Parabellum (Grande Potenza – High Power), prodotta in più di 10 milioni di esemplari e che dal 1907 è stata adottata dalla maggior parte delle forze di polizia e degli eserciti di tutto il mondo.
Il nome Browning è d’altronde divenuto il sinonimo per designare questo tipo di pistole. Nessuno dei successi di Browning è dipeso dal caso.
Come tutti i grandi e tenaci pionieri americani, John Moses fece fortuna lavorando davvero sodo e combattendo con la concorrenza e con la burocrazia di quel tempo. La forza del suo carattere e la saldezza dei suoi principi furono straordinari e quando negli ultimi decenni della sua esistenza gli fu offerto un titolo onorifico da un’università lo rifiutò, adducendo come unico motivo il fatto “che si era imposto come regola di vita di non accettare nulla che non si fosse guadagnato da solo lavorando”. Questo grandissimo e insuperato genio delle armi passò i suoi ultimi istanti di vita nel suo ufficio di Herstal, durante il suo sessantunesimo soggiorno in Europa. Morì nel 1926 di attacco cardiaco tra le braccia del figlio Val e le sue ultime parole furono: “Figlio mio, mi sa proprio che sto per morire….” Quel giorno gli operai interruppero il lavoro e resero omaggio alle spoglie di colui che aveva affidata alla loro azienda il compito di concretizzare l’essenza del suo talento. Rimpatriato negli Stati Uniti, l’inventore ricevette gli onori militari, e suo figlio Val proseguì sempre la sua collaborazione con la fabbrica belga. John Moses Browning inventò, costruì o contribuì al progetto di armi come alcuni modelli del mitico Winchester a leva, la pistola semiautomatica Colt 1911, il fucile Browning Auto 5 a lungo rinculo della canna, lo Shotgun calibro 12 a leva mod.1887, le mitragliatrici mod. 1917 calibro 30, mod. VZ -30 cal. 7,92 mm e la M2 cal. 50 (tutte con sistema di chiusura ritardata), il mitico fucile mitragliatore BAR mod. 1918 A1 (da cui deriva l’omonima, famosissima carabina semiautomatica da caccia), il BL 22 a leva ed uno dei migliori fucili sovrapposti mai costruiti: il B 25. Oggi la Browning, dopo centoventicinque anni dalla nascita della ditta capostipite, costruisce ancora prestigiose armi da caccia affidabili ed eleganti, riuscendo ad abbinare le vecchie tradizioni alle tecnologie d’avanguardia.
Mio nonno cacciava con una doppietta Browning, mio padre con un Auto 5 e quando nel lontano 1976 presi la licenza anch’io, non potevano che regalarmi un semiautomatico “Browning”. Due anni dopo, in occasione della maturità, arrivò anche la mia prima carabina BAR in calibro 270 Winchester. Oggi sono orgogliosissimo di avere in rastrelliera due semiautomatici Auto 5 calibro 12, la doppietta del nonno, una BAR MK II, una BAR 1/50 Rupicapra, una BAR Prima Lusso ed una BAR Long Trac Eclipse Gold mancina, tutte in calibro 30.06. Credo che questo sia sufficiente a dimostrare quanto apprezzo e stimo il buon marchio creato dal grande Browning. E poi c’è un altro aneddoto che voglio raccontarvi:quando da ragazzo andavo a caccia di cinghiali (la cosiddetta “Cacciarella Maremmana”) ed eravamo in pochi a dover battere un grande tratto di macchia, il vecchio Capocaccia diceva sempre a mio padre, suo vice: “Gianni, prendi cinque Browning e chiudi tutta la larga”! Perché negli anni settanta – ottanta era scontato che chi possedeva un semiautomatico, aveva una delle più belle creazioni del geniale John Moses.