Probabilmente anche l’IWA ha raggiunto la sua maturità, che è poi quella dei tantissimi espositori che le danno vita nei quattro giorni fra l’8 e l’11 marzo: questa sensazione è frutto di quell’impressione difficilmente riconducibile a elementi concreti e definiti, ma che si percepisce nell’aria che si respira nei vasti corridoi che solcano i padiglioni espositivi. Sia chiaro che tale sensazione è accompagnata dall’osservazione di tanti fattori concreti e dalla maggiore contenutezza a cui si sono attenute molte Case, quanto meno nei rami di marchio che oggi vengono considerati meno fruttiferi. Da osservare con attenzione gli spostamenti di indirizzo verso questo o quel settore: da parte nostra e con l’intendimento venatorio da perseguire quale traccia unica tralasciamo una considerevole fetta di novità composta dai black rifles a cui molti costruttori hanno opportunamente dedicato le loro energie visto che il filone, come si suole dire, tira parecchio.
A fianco risulta evidente il seguito che hanno le competizioni di shot guns dove i fucili semiauto a canna liscia possiedono una matrice comune con tante proposte venatorie a cui si aggiungono le modifiche dei preparatori e delle stesse aziende per ottimizzare le prestazioni: qui le funzioni meccaniche e balistiche vanno di pari passo con la rapidità di esecuzione nel tiro e nella ricarica dell’arma. Insomma un qualcosa che si può apparentare a un impegno venatorio molto particolare e specifico: probabilmente alcune modifiche, in yenkee le customizzazioni, si riveleranno adeguate per il cacciatore di domani.
Quanto alla caccia rileviamo le sensazioni nazionali, ripetibili in diverse zone dell’Europa, con una mantenimento delle posizioni acquisite da parte del fucile a canna liscia in calibro 12/76, una propensione all’acquisto del 12/89 per chi va a oche e tacchini nei luoghi giusti, un passaggio al 20/76 di molti che lasciano a casa il calibro maggiore, uno spiccato desiderio di impegno e destrezza, unite a maggiore sportività nel gesto, passando decisamente ai piccoli 28/70 e .410 Mag. Un cenno a sé merita il 28/76 con prestazioni molto prossime ai calibri maggiori se si impiegano le ottime cariche con 33 gr. di pallini.
Nel rigato c’è sempre l’amabile imbarazzo della scelta del calibro dove alla strapotenza di alcune cartucce si affianca l’ottimizzazione della carica di altre insieme al fascino del piccolo e contenuto, come alcune soluzioni nate specificatamente per il tiro e passate, con la palla opportuna, all’impiego venatorio grazie alla fantastica precisione intrinseca, al rinculo ridotto, alla letalità che riescono ad esprimere. Quanto alle armi i kipplauf di ultima generazione con chiusura Jäger sono sempre più ambiti, specie in quelle versioni dove le calciature in carbonio contribuiscono al decremento della massa; ancora per il mercato europeo il movimento in linea pare inevitabile anche se, appena varcato l’Atlantico, torna a farla da padrone il classico otturatore girevole scorrevole quasi standardizzato sulle tre o sei alette, comunque sull’angolo di apertura di circa 60°. Anche in questo settore la leggerezza è assai ricercata e la si affianca a sistemi di riduzione del rinculo: la fisica ha le sue leggi è al più si riesce ad aggirarle diluendo in tempuscoli maggiori il quantum di energia che arriva alla spalla del tiratore.
Nelle ottiche ci sono fenomeni strabilianti uniti al laser e all’elettronica, ma per il prodotto di vertice la qualità del vetro ottico rimane una costante imprescindibile. Poi tutto si basa sui rilevamenti e la traduzione in dati per la correzione automatica della mira, oppure in fattori da cui desumere gli spostamenti da apportare alle torrette: e qui torna alla ribalta un altro punto determinante per la qualità del cannocchiale, la precisione e la costanza degli scatti, vero fattore dirimente fra una pletora di proposte oggi sul mercato e alcune Firme che da sempre si sono distinte in tale ambito. Oltre alla ricerca tecnica sui punti elencati si percepisce una tendenza a fornire cannocchiali da mira dotati degli elementi di vertice dove tuttavia si specula, nel senso migliore del termine, per fornire al cliente il prodotto con la media più adeguata per quello che effettivamente gli servirà e, detto sottovoce, per quello che davvero sarà in grado di percepire: conoscere i propri limiti, effettivi o che ci si è posti con la razionalità, conduce a spendere di meno godendo di tutti i vantaggi di tale situazione. Ecco, l’indirizzo degli ultimi prodotti di Case di fama evidenzia tale concetto.