Sulla base di 152 campioni raccolti, corrispondenti a 39 lupi in 7 branchi differenti, i ricercatori hanno stimato una prevalenza di ibridazione del 70%, con individui ibridi presenti in almeno sei dei sette branchi monitorati. Inoltre, attraverso la ricostruzione genealogica è stato accertato che in almeno due di questi branchi, gli individui ibridi godono dello status di riproduttori, e sono in grado quindi di tramandare le varianti genetiche di origine canina alle generazioni successive. Le tecniche genetiche utilizzate dai ricercatori per identificare gli ibridi sono state messe a punto nel laboratorio di Genetica della conservazione dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, da anni attivo nel settore. Il cane domestico è il risultato di una forte selezione attuata dall’uomo e di millenni di isolamento riproduttivo dal lupo.
Nel tempo il cane ha sviluppato forme e comportamenti più appropriati alle necessità dell’uomo e profondamente diversi rispetto al suo progenitore selvatico. Dal punto di vista biologico, il cane e il lupo sono la stessa specie e in determinate circostanze possono accoppiarsi e generare ibridi fertili. Eppure, nonostante l’ibridazione con il lupo sia occasionalmente avvenuta fin dall’origine stessa della domesticazione del cane, oggi il timore è che il fenomeno sia in forte aumento a causa dell’espansione del lupo in aree maggiormente antropizzate, dove il rapporto numerico risulta ampiamente a favore della popolazione canina. Nonostante i casi di ibridazione fossero stati osservati negli anni ’70 e ’80, se si considerano gli effetti potenzialmente negativi che i geni di origine canina possono avere per la sopravvivenza del lupo allo stato selvatico, i risultati dello studio evidenziano uno scenario allarmante per la conservazione della specie e per la tutela della sua identità genetica e il problema non riguarda sicuramente solo all’area di studio.
L’ibridazione è un concetto molto più difficile da comprendere e condividere di quanto non lo sia stato il rischio di estinzione demografica quando, nei primi anni ’70, l’Italia si è detta favorevole alla protezione legale della specie. Cinquanta anni più tardi, è la stessa identità genetica del lupo che è messa a rischio come conseguenza delle dinamiche espansive della specie, dell’elevato numero di cani vaganti e dell’inerzia gestionale. I risultati dello studio evidenziano quanto sia fondamentale non ignorare il fenomeno e mettere in campo tutte le migliori competenze e capacità gestionali per preservare l’integrità genetica del lupo. Ma non solo: è necessario informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio di estinzione genomica. Non ci sono, invece, a seguito di fenomeni di ibridazione, rischi di maggiore aggressività di questi esemplari verso l’uomo perché meno timorosi dei lupi: in questo caso l’istinto di stare lontani dagli esseri umani non è un’eredità genetica, ma comportamentale che viene trasmessa anche agli ibridi (La Gazzetta di Reggio).