Sono considerati «specie aliene» e pertanto, com’è già avvenuto all’Elba, anche i mufloni dell’Isola del Giglio dovranno essere abbattuti. Ne sono rimasti soltanto 40 e in questi giorni la Regione e gli enti competenti stanno decidendo il da farsi. Minacciano l’ecosistema e non sono più compatibili con l’ambiente e i turisti. Molte associazioni ambientaliste si stanno muovendo con appelli e petizioni per salvare i 40 esemplari toscani (Enpa e Lav, ad esempio, si sono rivolte al ministero della Transizione ecologica affinché compia una puntuale verifica di quanto sta accadendo), ma c’è chi sta pensando a una formale adozione dei mufloni, con successivo trasferimento all’interno del Parco delle Apuane.
Parte da «L’Altezza della libertà» — un progetto ambientale che si costituirà formalmente associazione il prossimo 25 aprile — la proposta di salvare i 40 mufloni dell’isola del Giglio a rischio macellazione, trasferendoli all’interno del Parco delle Apuane. «Li accoglieremmo volentieri — risponde il presidente del Parco Alberto Putamorsi — ma ci vuole uno studio che ne avalli la possibilità». Spiega Gianluca Briccolani, scrittore e alpinista del Cai Firenze: «I mufloni li adottiamo noi, pagheremo il costo del loro trasporto via nave e poi fino al Parco.
Stiamo già raccogliendo il denaro necessario. Ho scritto una lettera al presidente della Regione Giani, al presidente del Parco Putamorsi e al presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammurri, per proporre il trasferimento di questi ungulati sulle Alpi Apuane, dove peraltro la specie è già presente e ben integrata. Grazie ai nostri militanti ambientali abbiamo già iniziato una raccolta fondi interna per finanziare il trasferimento di tutti i capi a rischio eradicazione. Speriamo che ci diano i permessi necessari a procedere». Secondo gli ambientalisti, si tratta di «un proposta che poteva partire anche dal Parco stesso; l’idea è di liberare i mufloni nella zona settentrionale, dal Pizzo d’Uccello in su, in aree dove i Comuni stanno invece pensando di aprire nuove cave; zone dove i mufloni, mi diranno, non possono stare, ma sono a proprio agio, invece, ruspe e caterpillar che distruggono irripetibili creature rocciose e geositi, che tutto il mondo ci invidia».
Il presidente del Parco delle Apuane Putamorsi, non lascerà cadere la questione. «Non abbiamo ancora ricevuto la proposta, quando arriverà la valuteremo volentieri. All’interno del Parco delle Apuane — spiega — ci sono circa 400 esemplari di mufloni che, dal 2003, monitoriamo in due sessioni di rilevamento, una in primavera e una in autunno, con personale esperto coadiuvato anche da volontari. Saremmo ben lieti di accogliere e salvare nuovi animali, c’è da dire però che un ripopolamento faunistico è possibile solo a seguito di uno studio preventivo che ne verifichi gli impatti». Tutto, conclude Puntamorsi, «deve poi passare al vaglio del Comitato scientifico del Parco a cui spetta questo tipo di autorizzazione. Mi auguro che il tutto possa avere un esito positivo» (Corriere della Sera).