Di solito si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera. Non è stato promettente l’inizio dell’attività venatoria per i cacciatori bresciani. Le 20mila doppiette impegnate nel week-end appena terminato hanno dovuto fare i conti con dei carnieri che possono essere giudicati semi-vuoti. Da diverse stagioni venatorie, inoltre, ci sono fin troppi costi e burocrazia, per non parlare delle campagnie animaliste che rendono impossibile la vita.
Difendere la tradizione è fondamentale, ma non semplice. Come sottolineato dalla Federcaccia provinciale, comunque, non ci sono stati problemi per quel che riguarda gli incidenti. Il numero zero che ha caratterizzato la sicurezza complessiva è un vanto per questi cacciatori lombardi e non si è registrato nemmeno un intervento di vigilanza di qualche rilievo. Le guardie venatorie non hanno avuto grandi compiti da svolgere, per lo più si sono limitati ai controlli delle licenze di caccia.
Nelle valli bresciane, poi, l’apertura avrà luogo fra qualche tempo e i prelievi limitati al fondo valle possono in parte giustificare l’avvio stentato. Qualche dato più incoraggiante, al contrario, si è registrato nella zona della pianura, in primis grazie alle lepri. Lo stesso non può dirsi di altra selvaggina come i fagiani e le starne.