Pochi giorni fa l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha confermato che un fischione selvatico ritrovato morto a Grado, in provincia di Gorizia, è risultato positivo al virus dell’influenza aviaria. Le analisi, inoltre, hanno messo in luce come la malattia sia caratterizzata da alta patogenicità. Già a novembre e all’inizio di dicembre il Ministero della Salute era intervenuto con alcune disposizioni relative al rafforzamento della vigilanza veterinaria.
In effetti, i casi sono stati riscontrati in molti paesi europei e la circolazione del virus non ha lasciato tranquilli fin da subito: in particolare, sono stati riscontrati 498 episodi di contagio, 247 dei quali collegabili ad avifauna selvatica. I cacciatori sono stati chiamati a svolgere un ruolo rilevante, come spiegato da FACE, ora c’è stato però un nuovo provvedimento dello stesso Ministero della Salute.
Lo scorso 30 dicembre sono state emanate misure straordinarie di controllo: la deroga al divieto di uso di richiami vivi nell’attività venatoria nazionale è stata sospesa immediatamente, quindi non potranno essere sfruttati i richiami che fanno parte degli ordini degli anseriformi e caradriformi durante la caccia.