Incidente di caccia a Certaldo (FI). Dopo gli accertamenti svolti è stata ricostruita la dinamica dell’incidente: la vittima era appostata a 100 metri da dove è partito il colpo di fucile che lo ha raggiunto al torace. Un altro postaiolo spara al cinghiale ma il proiettile centra in pieno l’amico cacciatore uccidendolo.
Erano impegnati nell’abbattimento di ungulati in una zona di ripopolamento e cattura non vocata per la caccia al cinghiale secondo il piano faunistico venatorio; in teoria i cinghiali in quella zona non ci dovrebbero essere ma invece ce ne sono a decine. Per questo motivo la Città Metropolitana di Firenze ha autorizzato l’abbattimento dei cinghiali nella zona affidando il compito di liberare la zona dagli ungulati all’associazione venatoria locale. Un’operazione di routine, con una trentina di uomini impegnati. In località Tavolese, a Marcialla, nel comune di Certaldo, a due passi dalla Valdelsa senese.
L’incidente. La squadra di Certaldo in prima linea, supportata da altri appassionati delle cosiddette “squadrette”: «Tutti esperti», assicurano gli addetti ai lavori. Intorno alle 10 un gruppetto avvista alcuni cinghiali in una collinetta a ridosso di un bosco, dove la visibilità è buona. I cacciatori si dispongono per abbatterli, occupando le varie “poste”, a diverse decine di metri di distanza l’uno dall’altro.
I cani della squadra “spingono” gli animali verso i fucili e uno in particolare finisce nel mirino. Come da copione. Ma dalla carabina di Alberto F., 70 anni, di Certaldo, parte il colpo che trasforma la battuta in tragedia. Il proiettile della sua “30-06” centra in pieno Giancarlo L., 63 anni, anche lui certaldese. E non gli lascia scampo. Il pensionato crolla a terra, in un campo di grano.
La chiamata al 118 è immediata, ma ai soccorritori (Misericordia e automedica, supportati anche dai Vigili del Fuoco) non resta altro che constatarne il decesso. Causato da un errore che anche alla stessa procura di Firenze appare grave, grossolano. Soprattutto se commesso da gente esperta.
Secondo il racconto dei testimoni, infatti, Alberto avrebbe sparato quando il cinghiale si trovava ormai fuori dal suo “settore” e nella traiettoria tra lui e Giancarlo. Una scelta forse dettata da un eccesso di sicurezza, che si è rivelato fatale. E che ha fatto piombare nel lutto un’intera comunità, oltre ad aver distrutto due famiglie.
La disperazione della moglie. «Non può essere lui, sta dormendo». Giuliana è la moglie di Giancarlo (che lascia anche due figli). Arriva insieme a un’altra parente. Accusa anche un lieve malore. I volontari l’accompagnano fino al cadavere del marito, ai piedi di un capanna distante poche decine di metri dal luogo dell’incidente. Piange disperata sotto gli occhi impietriti dei cacciatori. Sconvolti.
Il PM Paolo Barlucchi ha aperto un’inchiesta per fare luce sulla dinamica. Nelle prossime ore sentirà l’unico indagato, Alberto F., ma anche gli altri testimoni e gli stessi familiari di Giancarlo L., per avere un quadro completo della tragedia e del contesto nel quale si è consumata. «È stata una disgrazia» ripetono disperati i compagni di battuta ai Carabinieri, supportati nei rilievi da Corpo Forestale dello Stato e Polizia Provinciale. Ma sul banco restano molti aspetti da chiarire.
Le prime indicazioni utili potrebbero arrivare dall’autopsia, disposta da Barlucchi, che sarà effettuata giovedì’ 7 all’istituto di medicina legale di Firenze. Nel frattempo il referente del comitato di gestione della zona di ripopolamento (formato dalle varie associazioni di zona), Osvaldo Rossi, sottolinea che «nell’abbattimento, autorizzato dalla Città Metropolitana di Firenze, erano impegnati soltanto cacciatori esperti».
Tutti cacciatori esperti. Una tesi ribadita da Paolo Banti, dirigente del settore faunistico-venatorio della Regione Toscana, che dal 1º gennaio ha assunto le funzioni trasferite dale Province: «A queste battute prendono parte solo cacciatori che hanno svolto specifici corsi e conseguito un’abilitazione, che comprende anche gli aspetti legati alla sicurezza.
Tutti i partecipanti devono indossare dei giubbotti arancioni ad alta visibilità. Del gruppo fa parte anche un volontario agente di vigilanza venatoria. A quanto mi risulta, tutte le regole sono state rispettate. Tra l’altro i due cacciatori coinvolti erano in un campo, quindi con buona visibilità. Non ci spieghiamo come questa tragedia possa essere avvenuta».
( 7 gennaio 2015 )
Fonte: IlTirreno-Firenze