Una guardia giurata in pensione ha ricevuto un no secco al rinnovo della licenza di caccia e il Tribunale Amministrativo Regionale dell’Umbria ha confermato questa decisione. Il divieto è stato imposto dal Prefetto dopo aver accertato l’alta conflittualità di questa persona con la famiglia del fratello. Il protagonista della vicenda e l’altro nucleo, infatti, abitano nello stesso palazzo e nel corso degli anni ci sono state denunce e querele reciproche.
Il cacciatore ha voluto sottolineare come, nonostante le liti, non ci sia mai stata una condanna penale e anche la sua fedina è pulita (nessun incidente stradale o venatorio provocato). In realtà ci sarebbe un precedente, poi archiviato, una truffa che non ha nulla a che fare con armi e munizioni. Secondo i giudici del TAR la licenza non può essere rinnovata, in particolare la sentenza si è basata su una denuncia per lesioni personali e sulle dichiarazioni rese ai Carabinieri da un vicino di casa.
Di conseguenza non è stata riconosciuta l’affidabilità e si è voluto prevenire “fatti lesivi della pubblica sicurezza”. Come hanno rimarcato i magistrati amministrativi, il cacciatore deve essere al di sopra di ogni sospetto o di qualsiasi indizio negativo, altrimenti l’autorità è costretta a intervenire.
Il ruolo del cacciatore nella biodiversita’ puo’ essere determinante se in simbiosi con gli agricoltori.