In Toscana ci sono circa 400mila ungulati tra cinghiali, cervi e caprioli. Animali che negli ultimi anni sono aumentati di numero arrecando gravi danni alle coltivazioni. Questi animali infatti si nutrono di un gran numero di colture e spesso si avventurano anche nei centri urbani alla ricerca di cibo. I cinghiali in particolare possono provocare danni ingenti sia diretti, cibandosi delle colture, sia indiretti, scortecciando alberi o smuovendo la terra alla ricerca di radici e semi.
Le stime delle associazioni di categoria sui danni da fauna selvatica a livello nazionale sono variabili, la Coldiretti parla di 200 milioni di danni causati dai soli cinghiali ogni anno. Per tentare di risolvere il problema nella zona del Chianti Classico è nato un Gruppo operativo (finanziato dalla misura 16 del Psr regionale) che ha provato ad impiegare gli ultrasuoni per allontanare gli ungulati dai campi coltivati. “Si tratta di apparecchi che vengono installati a bordo campo ed emettono dei suoni a frequenze variabili, non udibili dall’uomo, ma che risultano estremamente fastidiosi per gli animali”, racconta Massimiliano Biagi, agronomo dell’azienda vitivinicola Barone Ricasoli. Azienda capofila del progetto Ultrarep che ha visto coinvolti anche altre tre aziende agricole, centri di ricerca e la startup Natech, che ha sviluppato la tecnologia innovativa.
Niente reti, solo ultrasuoni L’idea di fondo è semplice. Invece di difendere le coltivazioni con barriere fisiche, come le reti, che sono costose da installare e manutenere ed esteticamente spiacevoli, si utilizzano gli ultrasuoni per allontanare gli ungulati. “Le prime sperimentazioni che abbiamo fatto sono state positive, ma questo strumento deve ancora essere migliorato per offrire una difesa adeguata”, racconta Biagi. “Se infatti i caprioli vengono allontanati efficacemente, con i cinghiali la situazione è più difficile. I cinghiali sono meno timorosi e vivono in branchi anche grossi.
Quando hanno fame e sentono l’odore dell’uva matura gli ultrasuoni poche volte riescono a fermarli”. “Credo che la strategia migliore sia quella di abbassare la popolazione con una caccia di selezione, in modo da alleggerire la pressione sulle colture. E poi strumenti come gli emettitori di ultrasuoni possono servire come ulteriore deterrente per gli ungulati”, sottolinea Biagi. “Noi crediamo fortemente che questa tecnologia possa essere efficace e non possiamo pensare che per produrre il nostro vino si debba recintare ogni vigna del Chianti” (Agronotizie.it).