I giudici del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio hanno deciso di accogliere il ricorso di un cacciatore residente a Roma che si era rivolto a questa sede dopo il mancato rinnovo del porto di fucile da parte della Questura. Il problema era sorto nel momento in cui le forze dell’ordine avevano rinvenuto le armi appartenute a una persona defunta nell’abitazione dell’uomo. La sentenza del TAR è chiara, la licenza di caccia è salva se si dimostra in modo opportuno come le armi di un parente che non c’è più e che rimangono in casa non sono state denunciate in quanto non se ne sapeva nulla.
Proprio negli ultimi giorni i giudici laziali hanno pubblicato le motivazioni e si possono quindi approfondire altri dettagli. I familiari del defunto non sapevano dell’esistenza dei fucili in suo possesso. A un anno dalla scomparsa, la figlia di questa persona e un cacciatore hanno iniziato una relazione e dopo un sopralluogo sono venute fuori le arme prive di denuncia.
Secondo la Questura, ci sarebbe stata una omessa denuncia e una incauta custodia. La pronuncia amministrativa ha cambiato le carte in tavola. Il cacciatore non sapeva nulla delle armi che non erano nemmeno di sua proprietà e la cronologia degli eventi è stata determinante per mantenere la licenza di caccia.