«I lupi protetti minacciano le fattorie alle porte di Roma». Un titolo a effetto, per gli aristocratici lettori della City. Così i predatori nostrani sbarcano a Londra. Anche lo storico quotidiano britannico «The Times», dopo i servizi del Corriere sull’avanzata dei lupi verso la capitale, dalla fascia nord a tutto il litorale, si occupa della «Roma bestiale». Il servizio, pubblicato con buona evidenza, è stato curato dal corrispondente in Italia, Tom Kington, che ha intervistato gli allevatori, sentito i responsabili degli enti naturalistici e tirato qualche conclusione, anche alla luce delle recenti querelle «animalesche» che hanno visto protagonisti (e soprattutto vittime) i cinghiali.
La premessa, come nello stile del Times, è di carattere storico. «La leggenda vuole che un lupo aiutò a fondare Roma allattando Romolo e suo fratello Remo quando furono abbandonati alla nascita. Erano quasi scomparse dall’Italia e ora le bestie sono tornate ai margini della capitale», scrive il corrispondente. Dopo aver conteggiato i predatori sul versante della Cassia («tre mute di lupi, circa 23 in totale») e ricordato che «sono aumentati essendo stato loro conferito lo status di protezione, portando a lamentele degli agricoltori che perdono bestiame», il giornale londinese individua una chiave di lettura: «I gestori del Parco di Veio – scrive – ammettono che i lupi hanno attaccato pecore e vitelli, ma festeggiano il loro arrivo a causa del bersaglio preferito del predatore, il cinghiale, che si sta moltiplicando a un ritmo allarmante in Italia, dopo che è stato introdotto un tipo di allevamento veloce dalla Romania».
Eccola, la nota ottimistica in relazione all’avanzata dei branchi da Abruzzo e Toscana: meglio i lupi che gli ungulati. Una valutazione in linea con quanto dichiarato in una recente intervista al Corriere da Rosario Fico, dirigente dell’Istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana. «Nel Parco di Veio i cinghiali distruggono i raccolti, mentre a Roma rovistano tra i bidoni della spazzatura e terrorizzano i residenti. Hanno anche causato numerosi incidenti stradali – annota il Times – mentre le richieste di abbattimento rappresentano un dilemma politico ed etico per le autorità cittadine». La disputa dello scorso ottobre sull’esecuzione di mamma cinghiale e di sei cuccioli in zona Gregorio VII, evidentemente, è stata seguita anche a Londra.
Chi lo sa tra quante (comprensibili) alzate di sopracciglia, alla luce dell’accesa polemica che ne scaturì tra animalisti e uffici comunali, alimentata dalle grevi battute sessiste pronunciate da un funzionario. «La decisione di uccidere una famiglia di cinghiali che aveva occupato un cortile della scuola in ottobre ha causato tumulto», scrive Kington, prima di dare la parola a un esperto, il presidente del Parco di Veio, Giorgio Polesi: «I lupi sono gli unici nemici dei cinghiali e stanno davvero aiutando a tenerli sotto controllo. Sono una risorsa, completano la piramide». Tutto molto “british”, certo. Ma il sottotesto è chiaro: evviva il lupo, altro che allarmi, mandano a dire dalle brume del Tamigi. (Corriere della Sera).