Lo scorso 5 aprile il Tribunale Amministrativo Regionale delle Marche ha respinto il ricorso presentato dal WWF e dalla LAC (Lega per l’Abolizione della Caccia) contro il calendario venatorio marchigiano. La Federazione Italiana della Caccia si era opposta a questa iniziativa ambientalista e la pronuncia le ha dato ragione. I giudici hanno spiegato come la disciplina statale che delimita i periodi in cui le regioni italiane possono autorizzare la caccia rappresenta il nucleo minimo di salvaguardia della fauna selvatica.
Il calendario venatorio 2016-2017 è stato giudicato rispettoso dei limiti previsti dalla legge, motivo per cui il ricorso delle due associazioni non è stato accettato. Il TAR ha anche sottolineato come sia condivisibile il punto di vista della Regione e della Federcaccia, secondo cui ci sono degli studi molto più aggiornati sulle specie cacciabili e la loro classificazione. In particolare, il riferimento è andato al rapporto sullo stato di conservazione della specie che è stato adottato nel 2014 nel rispetto della Direttiva Uccelli.
L’assenza di un divieto generale di cacciabilità delle specie che fanno parte dell’elenco SPEC ne ammette l’inserimento nel calendario venatorio regionale. Tra l’altro, persino l’ISPRA aveva condiviso uno degli argomenti principali da cui ha preso spunto la Regione Marche per regolamentare l’attività venatoria, vale a dire uno studio serio e aggiornato dello stato di conservazione da implementare a livello sovranazionale.