La Regione era già corsa ai ripari modificando la DGR del calendario venatorio 2019/2020 e riconoscendo un’interpretazione restrittiva del calendario venatorio tale da limitare la caccia nelle aree contigue ai parchi ai soli cacciatori residenti nell’Area protetta e nell’Area contigua”.
I motivi del ricorso erano tre, vale a dire l’annotazione sul tesserino venatorio del capo abbattuto una volta terminato il recupero dello stesso, l’esenzione dell’annotazione immediata dei capi nelle aziende private e l’esclusione del divieto di caccia nelle aree contigue ai parchi previsto per i cacciatori non residenti in Piemonte.