L’intervista rilasciata da Gerardo Casciu, sindaco di Uras (provincia di Oristano), all’Unione Sarda ha scatenato la reazione del mondo venatorio isolano. Secondo Casciu, infatti, per contenere il randagismo bisognerebbe controllare le mute di cani utilizzate dai cacciatori, accusati insieme agli allevatori di essere tra i principali responsabili dell’abbandono dei cani, considerati non più all’altezza dei loro compiti. Le affermazioni hanno suscitato la replica immediata di Marco Efisio Pisanu, presidente della sezione regionale della Sardegna di Caccia-Pesca-Ambiente.
Pisanu si è rivolto proprio al primo cittadino con una lettera, sottolineando come le parole stiano gettando discredito su un’intera categoria, denotando una scarsa conoscenza delle regole sul possesso dei cani. I possessori, cacciatori in primis, devono registrare gli animali di proprietà all’anagrafe canina. Gli stessi cacciatori, poi, sono obbligati a microchippare il cane per agevolare il ritrovamento in caso di smarrimento o furto. Il microchip è fondamentale anche per l’eventuale rimborso dei danni causati dagli animali nel corso dell’attività venatoria.
Casciu è stato accusato di aver “sparato nel mucchio” con la sua intervista, quando invece i cacciatori si sono mostrati sempre attaccati alla loro terra e disponibili ad aiutare chi è in maggiore difficoltà. Pisanu ha ricordato come il mondo venatorio sia contrario al randagismo, responsabile di gravi danni alla fauna, in particolare quella nobile stanziale: per tutti questi motivi, il sindaco è stato invitato a rettificare e a scusarsi.