È una proposta che ho fatto più volte alla giunta regionale precedente e che rinnoverò a quella attuale. Si tratta di un problema che si è fatto negli ultimi anni particolarmente preoccupante a causa del grave rischio che corrono vigneti, culture, pascoli ma anche autovetture ed altri beni patrimoniali, cui si uniscono anche rischi per l’incolumità delle persone. I danni provocati ammontano a centinaia di migliaia di euro ogni anno e senza azioni decise il fenomeno continuerà nel suo pericoloso trend di crescita derivato se non altro dalla grande fertilità e capacità riproduttiva del cinghiale, dalla sua grande capacità di adattamento di un habitat favorevole in termini climatici e di approvvigionamento di cibo, dalla sostanziale mancanza di nemici o elementi che possano fermarne la crescita.
Fra i correttivi è necessario ampliare ulteriormente periodi ed orari di caccia, come in Slovenia, consentendola sempre, tutto l’anno, disciplinandola in modo diverso. Inoltre ritengo opportuno non eliminare i capi abbattuti, peraltro con elevati costi, bensì usarne la carne per alimentare famiglie che vivono in disagio economico o comunque da destinando il ricavato alle medesime finalità”.