La passione per il tiro, soprattutto con il fucile rigato, si è estesa in questi ultimi decenni in modo esponenziale e, burocrazia permettendo, sono molti gli impianti privati che offrono ai tiratori il modo di praticare la propria passione. Magari ci si deve limitare alla distanza canonica dei 100 metri, ma già così le soddisfazioni sono parecchie consentendo di verificare il complesso dei fattori in campo: delle attrezzature intese come armi, ottiche e attacchi, cartucce e infine, le capacità personali. Nelle nostre zone sono sovente gli ambiti ai piedi delle montagne a fornire il giusto territorio con i ripari opportuni regalati proprio dall’orografia in funzione di quinte laterali e di parapalle di fondo. La disposizione dei bersagli usualmente tiene conto anche del tiro di arma corta e quindi i 10/20/25 metri si pongono come primo acchito per chi si diverte con le varie tipologie di pistola o revolver; sono poi i 50 e i 100 metri a dar sfogo a chi si cimenta con le carabine .22 LR, spendendo cifre irrisorie per il munizionamento e sempre divertenti, impegnative e performanti anche alla maggiore distanza, quella usualmente impiegata con i fucili rigati con cartucce a fuoco centrale senza dimenticare come tale base sia la norma per le armi lunghe ad avancarica.
La Val Chiusella è una delle tante che costellano il territorio del Canavese, a poche diecine di km da Torino, e Vidracco è una cittadina arrampicata sulle prime balze di un territorio dove rocce e vegetazione si alternano in un piacevole effetto. Una congrega di amici ha dato vita al sodalizio ancora negli anni 90 strutturando poi l’impianto sulla base di una cinquantina di soci diretta attualmente dal Signor Ezio che assicura il buon funzionamento di tutta la struttura.
Dalla strada principale una breve deviazione, sempre con fondo in asfalto, conduce al parcheggio dove sistemare l’auto scaricando in comodità le attrezzature. La Segreteria e altri locali di raduno formano il complesso di accoglienza per passare poi direttamente sulle linee di tiro: la valletta molto raccolta è circondata da boschi verdeggianti di latifoglie dove la tranquillità è totale. Pratici gli stalli di tiro per sparare in piedi o in appoggio sistemandovi il cavalletto con il lungo per il controllo dei bersagli. Oltre alle linee all’aperto sono a disposizione altre al chiuso, ovviamente le più scelte durante la stagione invernale. A fianco e opportunamente separato si trova anche il sedime per il tiro pratico.
La visita è stata programmata appositamente per condurre la prova di un express della Chapuis in 8×57 JRS, ma l’amico Claudio che lo ha messo a nostra disposizione ha voluto deliziarci con altri due esemplari di tale splendida categoria di fucili: sono quindi apparsi dai foderi altri due express prodotti da quelle superbe manifatture britanniche nei primissimi anni del ‘900. Scendono così in campo, o meglio sui banconi di tiro, un .450 Nitro della scozzese Alexander Henry e un.500/3” dell’inglese Cogswell & Harrison. Entrambi vedono in opera l’impianto formato dalla chiusura ideata da Henry Jones, detta anche a T inglese, e dai cani esterni: gli acciarini dell’Henry mostrano il sistema a piastra e molla avanti mentre l’inglese adotta quello a piastra e molla indietro. Per sottilizzare diremo che il primo privilegia la robustezza del calcio nell’impugnatura, il secondo l’integrità della bascula e una maggiore dolcezza nell’armamento degli acciarini. Entrambi comunque si sono mostrati nel corso degli anni totalmente affidabili.
A nostro sommesso parere la classe del costruttore di Edimburgo è difficilmente eguagliabile e l’insieme si rivela come un qualcosa di sublime. Parimenti la cartuccia dalla foggia allungata e poco rastremata, con una palla in piombo piuttosto lunga e molto affondata nel bossolo, ha quel fascino del démodé che richiama alla mente luoghi e cacce di un’Africa scomparsa per sempre. La Eley continua a fornire caricamenti originali detti nitro for black dove il propellente originale a polvere nera è sostituito dal giusto quantitativo di una moderna polvere nitro composta atta a mantenere la pressione entro i livelli di una carica originale. Ci disponiamo al tiro e ruotare il maniglione inferiore buttando in alto le culatte delle canne apre la mente ai sogni così come ammirare le rigature e poi i due fondelli con le diciture del calibro sporgere dalle proprie camerature. Armare i cani è un’altra delizia tattile e uditiva: il click netto e pulito è parte non certo secondaria delle magnifiche sensazioni peculiari di questi express. Ora si tratta di sollevare il fucilone impegnando a fondo la muscolatura: insieme acutizziamo la vista traguardando tacca e mirino sul bersaglio posto a 25 metri e ponendo la massima attenzione allo scatto. E uno! Un momento di pausa, solo un momento per simulare un tiro realistico ed ecco il secondo. La distanza fra i due fori ci conforta: l’Henry ha compiuto il suo dovere e noi siamo soddisfatti del nostro apporto. Una considerazione: probabilmente gli inneschi anzianotti portano a un intertempo più dilatato fra percussione e partenza del colpo rispetto a quanto siamo usi rilevare normalmente.
Passiamo adesso al Cogswell & Harrison dove i cartuccioni con palla da mezzo pollice e bossolo lungo tre fanno la loro bella figura creando un’aspettativa sul rinculo che, pur non essendo pari a quello delle piene cariche odierne, sarà certo ben superiore al .450 appena provato. Anche qui ci si impegna per sollevare il fucile, mantenendolo per quanto possibile in linea di mira con tacca e mirino a traguardare il tondo arancione del bersaglio: ottimi anche qui gli scatti e tempestiva la partenza del colpo. Con la postura in piedi il rinculo imprime una certa torsione al busto riflessa sulla spina dorsale: insomma pur con la carica addolcita il .500/3” è sempre un calibro gagliardo con cui si sono insidiati tutti i selvatici pericolosi dell’Africa e dell’India. La coppiola di colpi è ancora più serrata di quanto ottenuto con l’Henry e il piacere risulta notevole: superfluo sottolineare come lo sparare con questi pezzi di storia armiera conceda soddisfazioni ad ampio raggio contornate da pensieri da cui sarà poi difficile staccarsi.
Ringraziamo l’amico Claudio che ci ha messo tutto a disposizione e il gentile Signor Ezio a cui dobbiamo la disponibilità del poligono di Vidracco, un impianto dove la tecnica e la Natura consentono di praticare in piena serenità l’arte del tiro.