Il Piano faunistico venatorio approvato a gennaio dalla Regione Veneto “contiene diverse disposizioni contrastanti” con la legge nazionale 157 del 1992 che protegge l’ambiente e viola “gli standard minimi e uniformi di tutela della fauna fissati dal legislatore statale nell’esercizio della sua competenza esclusiva in materia”.
Ad esempio “aggira il divieto di caccia da natanti e prevede appostamenti di caccia costituiti da natante o impiantati su natante; prevede l’esercizio della caccia alla pernice bianca in aree della Rete Natura 2000; mette la previsione delle zone in cui sono consentite le attività di allenamento e addestramento cani che sono a tutti gli effetti assimilabili alla materia della caccia; omette di proteggere le rotte migratorie attraverso il divieto di caccia nel raggio di 1.000 metri dai valichi montani; limita il diritto dei privati di ottenere il divieto di caccia nei terreni di proprietà, riducendo lo standard minimo di tutela fissato a livello statale”.
A segnalarlo sono i deputati democratici Diego Zardini e Patrizia Prestipino, in una interrogazione parlamentare alla presidenza del Consiglio dei ministri presentata ieri e visionata dalla ‘Dire’. La richiesta avanzata dai due Dem è che, “alla luce delle criticità sopra richiamate”, il Governo valuti “se sussistono i presupposti per impugnare le citate disposizioni”.