Stefano Feri, numero uno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è intervenuto sulla questione della filiera che potrebbe trasformare i cinghiali abbattuti in una risorsa. Secondo il presidente, il parco stesso è l’unico soggetto che sta portando a termine dei prelievi incisivi ogni anno, per la precisione più di mille esemplari ogni dodici mesi. Inoltre, gli ungulati vengono catturati o abbattuti e la loro sorte è migliore rispetto a quella prospettata per la filiera.
L’attività in questione dura ormai da dieci anni e finora non è stato possibile raggiungere l’obiettivo dell’eradicazione totale della specie: il traguardo non potrà essere conseguito nemmeno in futuro, visto che non è condiviso da chi gestisce e amministra il resto del territorio dell’Isola d’Elba, quindi la Regione Toscana e i vari comuni. Gli sforzi del parco non bastano, da soli, a risolvere in maniera definitiva il problema.
Di conseguenza, non ha importanza capire che fine facciano i cinghiali se la situazione rimane quella appena illustrata. La filiera viene considerata da Feri come il metodo migliore per destinare al consumo alimentare un prodotto controllato e certificato dal punto di vista sanitario. Le attività saranno ulteriormente intensificate e nei prossimi anni ci saranno quindi molti cinghiali per chi ha intenzione di fare la filiera.